QUANDO BEPPE GRILLO SCRIVEVA SUL BLOG: “LA COSTITUZIONE NON È INTOCCABILE, NON È IL VANGELO”
La riforma è un pastrocchio incomprensibile e l’informazione che viene fatta sul tema è parziale e ricamata su misura dei falsi slogan del governo, scrive Beppe Grillo sul blog.
Una riforma massonica quindi, eversiva, la definiscono i 5 Stelle. Peccato che il 5 marzo del 2011, lo stesso Beppe Grillo, sempre, sul suo blog dicesse il contrario: ecco qui il testo integrale di quello che prima era consentito e ora è considerato come golpe.
La Costituzione non è il Vangelo, il Corano o il Talmud. Per qualcuno però lo è, rappresenta le tavole della Legge di Mosè e ne fa un uso religioso, fideistico. La agita in manifestazione come il libretto rosso di Mao. La Costituzione è un testo scritto da uomini in carne ed ossa, non da semidei, nel secondo dopoguerra. E’ entrata in vigore il 1° gennaio 1948, 63 anni fa. Il mondo è cambiato da allora. Molti suoi articoli sono condivisibili, altri meno o per nulla, altri ancora appartengono a un mondo ideale o sono stati rinnegati o non hanno avuto nessun lieto fine nella realtà perchè mai applicati. E’ un testo di 139 articoli, scritto dopo le macerie della Seconda Guerra Mondiale e la fine del fascismo, che esclude i cittadini dalla possibilità di proporre delle leggi, è una Costituzione in parte “diversamente democratica”.
Gli italiani, in pratica, non possono fare quasi nulla per cambiare le leggi a cui sono sottoposti, che regolano le loro vite. Questo diritto è riservato, “costituzionalmente”, ai partiti. Gli esempi del referendum e della legge popolare sono illuminanti.
Non è possibile indire un referendum per introdurre una nuova legge. Le leggi si possono solo abrogare, non i tutti i casi (ad esempio per l’indulto), e solo se viene raggiunto il quorum. In sostanza quasi mai. Il referendum è una pistola scarica:
“Art. 75. È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.”
La Costituzione prevede la possibilità per i cittadini di raccogliere le firme per una proposta di legge popolare. Non obbliga in alcun modo il Parlamento a discuterla, quindi è un diritto sulla carta, una solenne presa costituzionale per il culo. La proposta “Parlamento Pulito” che derattizzerebbe Camera e Senato, 350.000 firme, non è stata ancora presa in esame dal Senato dopo più di tre anni.
“Art. 71. L’iniziativa delle leggi appartiene al Governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.”
La Costituzione va rimessa in discussione in molti dei suoi articoli. Oggi iniziamo dal 71 e dal 75. Il 71 deve prevedere l’obbligatorietà della discussione pubblica in Parlamento di ogni proposta di legge di iniziativa popolare entro sei mesi dal deposito delle firme. Il 75 deve introdurre il referendum propositivo e senza quorum. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
mader