6 febbraio 2009, Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio. Sulla scia del durissimo scontro con il Quirinale sul tema del possibile decreto legge sul testamento biologico sferra un attacco frontale e a tutto campo alla Carta costituzionale, i cui vincoli – secondo l’allora presidente del consiglio – limitano l’attività di governo. Con un giudizio di merito sul Carta fondamentale della Repubblica: “Filosovietica, fatta sotto l’influsso di una dittatura”.
“Una riforma della Carta costituzionale è necessaria perché è una legge fatta molti anni fa sotto l’influsso di una fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come un modello”. Serve un chiarimento sulla lettura della Costituzione – proseguiva Berlusconi – ma non per andare verso una riforma presidenziale, “casomai è l’inverso, e dall’altra parte che si vogliono attribuire dei poteri che secondo l’interpretazione mia e del governo non sono del capo dello Stato ma semmai spettano al governo”.