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CASALEGGIO NON SI FIDA DEI GRILLINI ROMANI

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“Non possiamo lasciare la scelta in mano a quei quattro”. Con queste parole Gianroberto Casaleggio, meglio noto con la carica di Mente e deus nemmeno troppo ex machina del Movimento 5 Stelle, ha preso atto che la scelta del candidato grillino al dopo Marino non può essere una questione lasciata ai 5 stelle romani.

Troppo importante, troppo delicata la corsa al Campidoglio per farla rimanere una questione locale e non farla diventare invece nazionale, anche se per questo bisognerà contravvenire a quelle che sono le abitudini ormai dei 5 stelle facendo esprimere tutti gli iscritti e non solo quelli del comune interessato come è invece avvenuto sinora.

 “Altro che disimpegno o paura di vincere – scrive Francesco Romano su La Stampa -. Il M5S ci tiene a prendersi la Capitale. Eccome. Tanto che a breve, probabilmente già entro la fine di questa settimana, il blog di Beppe Grillo spiegherà urbi et orbi che per scegliere il nome del candidato sindaco non sarà sufficiente il passaggio tra i meet up locali, come per le altre città, ma verrà indetto un voto online al quale parteciperanno tutti gli iscritti del Paese, da Aosta a Pantelleria. Oltre centomila persone”.

Una decisione maturata in relazione all’importanza della posta in gioco. A Roma infatti i 5 stelle si giocano, per la prima volta, la concreta possibilità di conquistare il governo di un’importante città. E nonostante siano in molti tra i cosiddetti analisti politici a ritenere che Grillo&Co. vogliano fare una corsa a perdere, cioè non vogliano davvero conquistare il Campidoglio ritenendolo troppo rischioso, ritenendo in altre parole concreto il rischio di ‘bruciarsi’ in una partita che per quanto importante lo è meno rispetto a quella delle Politiche, sarebbe quella anticipata da La Stampa un chiaro segno che così non stanno le cose. Anzi.

Nelle ultime settimane era apparso evidente che la partita per scegliere il nome dei 5 stelle per il Campidoglio si sarebbe giocata tutta in una conta nei meet up tr in ascesa, mediaticamente più spendibile, ma meno forte tra gli iscritti romani del capogruppo uscente.

Nomi e profili evidentemente non adatti, deve essere stata la valutazione di Grillo-Casaleggio forse condivisa dai membri del cosiddetto direttorio. Anche e soprattutto in considerazione di alcuni precedenti, che per quanto giocati in ‘campi minori’, hanno lasciato l’amaro in bocca e devono aver insegnato qualcosa ai vertici grillini. D’altra parte è noto che sbagliando s’impara. Precedenti che rispondono ai nomi di Federico Pizzarotti, sindaco di Parma in dissenso con la linea milanese; e Filippo Nogarin, primo cittadino di Livorno in perpetuo travaglio con la propria giunta e la propria maggioranza consiliare.

Inoltre, fuor di logiche di movimento, la scelta di allargare la platea dei votanti-sceglienti ha un suo senso anche sul fronte della legittimazione del candidato cui toccherà il compito di provare a diventare il successore del mai amato Marino: essere indicati dai voti di alcune migliaia di persone per governare una città da oltre 2 milioni di abitanti è certamente più spendibile rispetto a che se quei voti fossero stati di poche centinaia di attivisti. Rimane, o almeno dovrebbe, la regola per cui restano esclusi i parlamentari e i nomi esterni al Movimento.

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Fonte: Blitz Quotidiano