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COMPLOTTI E CONTROCOMPLOTTI



Da Grillo ai fan della jihad sul web impazzano le teorie della cospirazione I punti: passamontagna, agenti indifesi, mitra, parole e vana caccia all’uomo. Sul web serpeggiano teorie complottistiche e ricostruzioni più o meno surreali sulla strage di Parigi. Sul blog di Beppe Grillo, l’esperto di intelligence Aldo Giannuli parla addirittura di «conti che non tornano». È la meccanica classica del complotto.
In tutti i fatti di cronaca epocali spuntano zone d’ombra, ma spesso per diradare il fumo basta solo un po’ di buonsenso, come il delirio sul web sul sangue del poliziotto ucciso non visibile nel video. Ecco allora le 10 dietrologie dell’attentato raccattate qua e là nella Rete. In tondo troverete la teoria del complotto, in corsivoquella della logica e della realtà.
 
 1) INDIRIZZO SBAGLIATO
I killer, i fratelli (in fuga) Chérif e Said Kouachi, hanno colpito proprio di mercoledì, a quell’ora, perché sapevano che la riunione sarebbe stata particolarmente affollata e la sede poco difesa dalla polizia nonostante le minacce e gli attacchi precedenti. Anche la strada, nonostante la zona centrale, resta clamorosamente libera e non trafficata. C’era dunque un basista o, comunque, qualcuno che ha fatto il doppio gioco o ha dato un’imbeccata precisa.
 
2) KILLER “CENERENTOLA”
Si muovono con troppa sicurezza e dimostrano una spiccata preparazione paramilitare: non sono semplici estremisti.
 
3) APPELLO IN REDAZIONE
La mossa di chiedere il nome ai giornalisti prima di ucciderli serve a depistare le indagini. Sapevano bene chi erano (Proprio perché non c’è un basista, gli assassini non conoscono le vittime di persona:devono ammazzare solo le firme “blasfeme” comparse sulle vignette).
 
4) POSA PROFESSIONISTICA
I terroristi hanno una grande precisione di tiro. E sembrano padroneggiare i fucili mitragliatori con una tecnica e postura da professionisti: petto in fuori, colpi secchi e polso fermo. I fori sul parabrezza della volante fanno impressione per la precisione. Impossibile che non siano stati preparati per questa missione.
 
5) L’ACCENTO
I sicari – a detta dei testimoni – parlano un perfetto francese nella redazione e poi, una volta in strada, urlano «Allah è grande» in arabo, come a lasciare un firma ad alta voce.
 
6) CARTA D’IDENTITÀ
Come si fa a portarsi dietro un documento (e perderlo in auto) dopo aver fatto una strage? È un altro depistaggio? (In previsione dei posti di blocco, i terroristi avrebbero destato meno sospetti esibendo la carta d’identità piuttosto che nulla. E il fatto che abbiano dovuto rubare due auto in corsa, dimostra che il piano di fuga non era ben organizzato) .
 
7) MITRAGLIATRICI
Come hanno fatto i due fratelli a procurarsi fucili mitragliatori così potenti? C’è qualcuno – in alto – che glieli ha forniti. (Armi del genere, ormai, si trovano ovunque: gli arsenali russi e dell’ex Cortina di Ferro offrono pezzi micidiali a prezzi stracciati. Persino in Italia qualsiasi clan malavitoso può procurarseli). 
 
8) 007 DEVIATI O INUTILI?
Com’è possibile che i servizi segreti non si siano accorti della preparazione dell’agguato? (Gli obiettivi in Europa sono potenzialmente infiniti e la strategia dei lupi solitari è quella di attaccare con cellule separate che non entrano in contatto con organizzazioni più strutturate: impossibile controllare tutto e monitorare tutti). 

9) PASSAMONTAGNA
Indossano il «mefisto» perché non sono terroristi, ma fanno parte dei gruppi speciali e dunque devono nascondere la loro vera identità. I veri terroristi colpiscono a volto scoperto.

10) CACCIA ALL’UOMO
Senza copertura è impossibile sfuggire a 88mila poliziotti. E poi sono così scemi da tornare a casa, a Reims, dove poi la polizia – con una grancassa mediatica incomprensibile che di fatto aiuta i terroristi divulgando notizie di blitz imminenti – fa una perquisizione? Non sarebbe un caso se i due fratelli morissero in un conflitto a fuoco: in questo modo la verità (quella vera) nessuno la conoscerebbe mai. 
mader
Simone Di Meo per  Il Tempo