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DALL’”UNO VALE UNO” AL “PRIMUS INTER IMPARES”.

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di Luigi Bruschi

Dunque, secondo Beppe Grillo, i Senatori della Repubblica Italiana appartenenti al MoVimento 5 Stelle che ieri, in libertà e coscienza – come previsto dalla Costituzione Italiana in nome della quale operano e sono stati eletti – hanno scelto di votare Pietro Grasso per la Presidenza del Senato risultando decisivi, avrebbero “mentito agli elettori” e pertanto dovrebbero trarne “le dovute conseguenze”.

Mi pare piuttosto evidente che il noto refrain per cui “uno vale uno” fallisca miseramente nel momento in cui il ‘capobastone‘ richiama al rispetto dell’ “uno uguale a tutti”. Senza contare che le logiche che mirano all’individuazione di “traditori” e inneggiano vendicative a “liste di proscrizione”, suggerendo una sorta di “autoepurazione”, non recano con sé nulla di buono ed anzi, alla fine della giostra, rischiano di danneggiare proprio lo stesso MoVimento.

Non è un caso che sui social media serpeggi malumore tra gli elettori e gli attivisti. Tra ieri sera ed oggi molti sono i commenti perplessi di chi si chiede se ‘il volere del popolo’ è rappresentato dai diktat di Grillo-Casaleggio o piuttosto dal voto dato a Grasso, anche (non solo) per contrapposizione a Schifani.

Grillo rimanda al Codice di comportamento firmato dagli eletti 5 Stelle (dove c’è scritto “votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S“). Fatto sta che questo passaggio è palesemente in contrasto con l’art. 67 della Costituzione (”ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato“), tanto è vero che nello nello statuto del MoVimento regolarmente registrato non è previsto alcun vincolo di mandato. Una simile norma, del resto, è tipica delle democrazie rappresentative, contrarie al cosiddetto ‘mandato imperativo’ e favorevoli invece alla libertà degli eletti di interpretare, di volta in volta e di caso in caso, cosa sia meglio decidere per il paese che rappresentano.

In definitiva, ammesso che si possa considerare il Codice del MoVimento come una fonte giuridica, se il principio della gerarchia delle fonti ha ancora un senso, va da sé che la Costituzione è l’unica “carta” cui i Senatori 5 Stelle devono oggi obbedienza e rispetto (né potrebbe essere diversamente, del resto).

E tuttavia, se ce la vogliamo dire tutta, sarebbe stato bello se il MoVimento 5 Stelle avesse fatto suo, nel proprio regolamento interno, questo caposaldo democratico della libertà di coscienza. Riportando, ad esempio, qualcosa del genere:

Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo. I possibili eletti del M5S formeranno un Non-gruppo-parlamentare in cui ognuno conterà uno. Ci sarà un Non-portavoce, perché gli eletti si alterneranno nel ruolo. Ogni eletto si impegnerà a interagire quotidianamente attraverso la Rete per informare i cittadini e interagire con gli iscritti al M5S. La libertà di ogni candidato di potersi esprimere liberamente in Parlamento senza chiedere il permesso a nessun capo bastone sarà la sua vera forza. Il M5S vuole che i cittadini si facciano Stato, non che si sostituiscano ai partiti con un altro partito. I partiti sono morti, organizzazioni del passato, i movimenti sono vivi. Oggi i parlamentari sono soltanto dei peones che schiacciano un pulsante se il capo, che li ha nominati, lo chiede. Non sono nulla, solo pulsante e distintivo.
Qualcosa del genere, insomma. No?

Ebbene l’11 agosto 2011, comunicato politico numero 45 di Beppe Grillo postato sul suo blog riportava esattamente quelle parole.

A quanto pare qualcosa non torna. Di questo passo, un MoVimento nato per far detonare il marcio, rischia di diventare – per volere di qualcuno che si erge a “primus inter impares“- una mina vagante che brilla anche quando non deve (come nel caso di Grasso, ieri).

La deriva è sospetta, se è vero che dal post di Grillo sul tradimento dei senatori sarebbero scomparsi oltre 2250 commenti scomodi in poco meno di 24 ore.

Alla prima prova dei fatti, le scelte di parte del Movimento 5 Stelle sono state trattate con una piatta e cieca “coerenza”, come se i Senatori vivessero oggi in una sorta di realtà virtuale, anziché nel Parlamento della Repubblica Italiana.

Ma le semplificazioni del “tutti a casa” e “tutti uguali” vanno bene in campagna elettorale, per guadagnare consensi. Oggi quanti, tra tutti i simpatizzanti 5 stelle, fuori e dentro il Parlamento, manderebbero a casa Laura Boldrini e Pietro Grasso bollandoli come uguali a tutti gli altri?

Il mio augurio è che il MoVimento possa reagire al soffocante abbraccio dei suoi due Creatori e diventare ‘adulto e indipendente’ per poter esprimere il meglio di sé.

Blaise Pascal diceva: “né la contraddizione è indice di falsità, né la coerenza è segno di verità“.

La capacità di fare buona politica, il più delle volte, si traduce proprio nel discernere cosa sia una giusta contraddizione e cosa una coerenza sbagliata.

http://bruschi.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/03/17/beppe-grillo-commenti-cancellati/

mader