“L’uso delle armi peggiorerà la situazione”. L’ipotesi di un intervento militare in Libia, anche sotto l’egida dell’Onu, non persuade Alessandro Di Battista e Carlo Sibilia del direttorio del Movimento 5 Stelle. “Noi del M5S siamo sempre stati contrari all’uso delle armi”. “Vogliono mettere toppe ai buchi che hanno creato in passato”.
“Il caos in Libia è effetto delle decisioni dell’allora Pdl e del Pd, che nel 2011 si chinarono alle pressioni di Francia e Usa a danno dell’Italia e della popolazione civile in Libia. E insistono con le bombe”. “Temiamo che vogliano mettere delle toppe, sempre le stesse bombe, ai buchi se non alle voragini che loro stessi hanno creato in passato. Ma spesso le toppe sono peggiori dei buchi”.
“Noi del M5S siamo sempre stati contrari all’uso delle armi. Se l’intervento lo chiedesse l’Onu dovremmo comunque valutarlo. Piuttosto dobbiamo tagliare tutti i rapporti commerciali con gli Stati che finanziano l’Isis. Dobbiamo capire chi sono e rivedere le politiche energetiche dell’Italia”.
“Non siamo affatto alleati dell’Isis” “Il nostro Paese – concludono Di Battista e Sibilia – sta rimanendo stretto in questa morsa di una guerra multipla: ad est con l’Ucraina, a sud con la Libia e a nord nel conflitto economico con il Nord Europa. Comunque, preveniamo le accuse dei soliti parolai dei partiti: no, non siamo affatto alleati dell’Isis ma mettiamo in guardia dal farsi prendere da questo nostalgico eccesso di belligeranza”.
Ad agosto Di Battista, con un lungo post sul blog di Grillo, approvava le azioni dei jihadisti: “Sto con l’Isis, vanno capiti”. “Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana”.
“L’obiettivo politico (parlo dell’obiettivo politico non delle assurde violenze commesse) dell’ISIS, ovvero la messa in discussione di alcuni stati-nazione imposti dall’occidente dopo la I guerra mondiale ha una sua logica”. Scriveva il deputato del M5S Alessandro Di Battista. “Il processo di nascita di nuove realtà su base etnica è inarrestabile sia in Medio Oriente che in Europa. Bisogna prenderne atto e, assieme a tutti gli attori coinvolti, trovare nuove e coraggiose soluzioni”.
Poi, naturalmente, un passaggio sull’11 settembre, altro tema caro ai grillini: “L’attentato alle Torri Gemelle fu una panacea per il grande capitale nordamericano. Forse anche a New York qualcuno “alle 3 e mezza di mattina rideva dentro il letto” come capitò a quelle merde dopo il terremoto a L’Aquila. Quei 3.000 morti americani vennero utilizzati come pretesto per attaccare l’Afghanistan, un paese con delle leggi antitetiche rispetto al nostro diritto ma che con il terrorismo internazionale non ha mai avuto a che fare”.
Il post aveva suscitato forti polemiche perché sembrava in qualche modo giustificare la violenza del Califfato Islamico. Così un paio di mesi dopo Di Battista (che è vicepresidente della Commissione Esteri della Camera) ritorna sull’argomento e cerca di metterci una pezza: “Il post sulla necessità di trattare con l’Is? “Quando ho scritto l’articolo, in quel momento non pensavo all’Isis, io pensavo ad Hamas“.
Il 9 dicembre, ospite della trasmissione Ballarò, ritorna sull’argomento sottolineando come lo stesso Papa Francesco abbia ripreso la sua dichiarazione, lo scorso 25 novembre 2014, di fronte ai giornalisti poco prima di recarsi in Turchia. Immediata la reazione della rete che lo ha bersagliato con comprensibile ironia: “Di Battista detta la linea a Papa Francesco“, “Pare che anche la Madonna abbia citato Di Battista nelle ultime apparizioni a Medjugorje“.