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“DIFFAMATI DA GIULIA MOI”. IFOLD CHIEDE MAXI RISARCIMENTO DA 800MILA EURO ALL’EUROPARLAMENTARE GRILLINA

giulia-moi-matteoderricoUna maxi richiesta di risarcimento danni di 800mila euro è stata presentata dagli avvocati della Ifold, la società che si occupa di corsi professionali, nei confronti dell’europarlamentare del Movimento 5stelle Giulia Moi. L’Istituto per la formazione del lavoro delle donne ha incaricato i legali Massimo Massa e Marcello Vignolo di citare l’esponente grillina a seguito di alcuni post pubblicati su Facebook, ritenuti diffamatori nei confronti della presidente e di alcune socie della Ifold. Già inviata l’istanza di mediazione nella quale gli avvocati ipotizzano che l’europarlamentare abbia usato affermazioni “non corrispondenti a verità, denigratorie, offensive e gravemente lesive della reputazione dell’Ifold”.

La vicenda è lo strascico di alcune querele che i vertici Ifold avevano presentato contro ignoti per messaggi ritenuti diffamatori, risalenti al 2009 (diversi anni prima della elezione della Moi al Parlamento europeo) e provenienti da un indirizzo email e su profili Facebook che i legali Massa e Vignolo ritengono riconducibili alla eurodeputata. A seguito delle denunce dell’esponente dei 5 stelle, la procura e la guardia di finanza hanno aperto un’inchiesta sui corsi Ifold, ipotizzando il peculato: da qui il presunto danno di immagine che Massa e Vignolo chiedono venga risarcito. Se fallisse la mediazione, gli avvocati proseguiranno con una richiesta di risarcimento al tribunale civile di Cagliari: 100 mila euro i danni patiti da ognuna della parti e 500 mila euro per la società.

Gli avvocati della Ifold due mesi fa avevano citato per diffamazione la guardia di finanza. Al centro della singolare vicenda giudiziaria un comunicato stampa del 15 ottobre con il quale le Fiamme gialle di Cagliari davano conto di un riconoscimento ricevuto in merito a un’indagine che però – lamentavano i ricorrenti – non è ancora conclusa per cui nulla è stato dimostrato, men che mai la loro colpevolezza. I legali dell’Ifold, il centro di formazione finito nel mirino degli inquirenti, avevano depositato una richiesta di mediazione ossia il primo atto per avviare una causa civile. L’inchiesta per truffa aggravata, abuso d’ufficio e malversazione venne aperta nel 2013 in seguito a un esposto proprio della Moi, all’epoca dei fatti iscritta al corso. In base alle indagini venne accertato che il corso, costato alla Regione un milione di euro di fondi europei, prevedeva lezioni nelle sale del museo di Villanovaforru. Secondo quanto accertato dalla guardia di finanza i corsi si sarebbero svolti in diversi locali, dove, per coprire alcune ore di lezione, sarebbero stati proiettati anche cartoni per bambini e documentari in portoghese tra lo sconcerto di chi partecipava.

Giulia Moi, classe 1971, biologa di Cagliari, eletta al parlamento europeo, prima dell’elezione ha fatto infuriare gli stessi attivisti, che hanno espresso più di un dubbio sulla figura della sua candidatura un po’ troppo criptica, adducendo una violazione del codice di comportamento e diverse controversie sulle sue dichiarazioni. Il motivo riguarda proprio la sua attività di scienziata, sulla quale ci sarebbe poca trasparenza.

Infatti la Moi dichiarava nella sua scheda personale sul sito di Beppe Grillo: “Specializzata nella scoperta di nuovi farmaci oncologici di origine naturale… Ho scoperto una molecola proveniente da una pianta della foresta Sud-Africana efficace per la leucemia e il melanoma, premiata per la scoperta dal King’s College e dalla Stiefel/GSK”. Detta così una scoperta non da poco, verrebbe da commentare.

Ma di quella ricerca cui non si trova alcuna traccia in Rete, così come su Pubmed, il database della letteratura scientifica.

C’è anche un altro particolare: e cioè che Giulia Moi, davanti alle richieste di chiarimento che le sarebbero arrivate via Facebook dagli attivisti, si sarebbe messa sistematicamente a cancellarle, senza fornire spiegazioni. “Vi chiediamo di intervenire per convincere Giulia a chiarire tali perplessità che ci mettono in notevole imbarazzo”.

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Fonte: La Nuova Sardegna