Dalle scie chimiche alla congiura dei frigoriferi. La denuncia arriva dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, in una gustosa intervista concessa al direttore de “la Repubblica” Mario Calabresi. Val la pena riproporla ai lettori (soprattutto quelli della Capitale) in maniera piuttosto estesa.
Sollecitata sulla questione dei rifiuti, la Raggi attacca: “Poi devo dire che non ho mai visto tanti rifiuti pesanti, divani, frigoriferi abbandonati per strada. Non so se vengono fatti dei traslochi, se tanta gente sta rinnovando casa, ma è strano”. L’interlocutore, allora, domanda: “Ma sta dicendo che lo fanno apposta?” Risposta: “È un po’ strano, ci sono frigoriferi che invece di essere portati all’isola ecologica vengono buttati vicino ai cassonetti e non è mica un lavoro semplice portarli lì, non so neanche come facciano. Però il frigorifero è già tutto sfondato e graffiato. Mi sembra strano”.
A parte il fatto che non è assolutamente strano che un frigorifero sfondato e graffiato venga buttato via; è strano che venga buttato via in modo inappropriato. Visto che la Raggi è un avvocato, si può dunque affermare che quei graffi non sono l’indizio di una congiura in atto ma, al contrario, la prova documentale di un malcostume consolidato, che dura da anni e non ha risparmiato nessuna amministrazione.
Nell’intervista la sindaca affronta molti temi seri ma, sinceramente, il complottismo da casalinga ristrutturazione poteva risparmiarselo. Forse si tratta di un semplice cedimento a una caratteristica genetica (l’uomo poi ha o non ha passeggiato sulla luna?) del suo partito di provenienza. Ma emerge una scarsa conoscenza della città nel momento in cui scorge dietro un abusato vezzo metropolitano il segnale di un complotto costruito ad arte contro di lei e la sua giunta. Chi non abita in centro queste cose le sa benissimo perché le vede uscendo al mattino per andare al lavoro (chi ce l’ha).
Per molti anni, l’angolo nascosto di un parco davanti alla casa di chi scrive è stato utilizzato come discarica dalle ditte che realizzavano lavori di ristrutturazione nelle case della zona: ci potevi trovare di tutto, non solo i frigoriferi ma anche porte, divani, armadi smontati e accatastati alla rinfusa, detriti provenienti dallo smantellamento di bagni e cucine. Di tanto in tanto l’Ama provvedeva a ripulire e dopo qualche settimana la discarica si riformava fino a quando non è stata montata una sbarra metallica che impedisce il passaggio dei camion e lo scarico dei rifiuti al riparo dagli occhi indiscreti dietro l’alta vegetazione. Subito dopo una curva sempre della stessa strada, poi, vi sono cassonetti accanto ai quali da sempre vengono abbandonati piccoli elettrodomestici disinvoltamente rottamati e vecchi materassi.
Il fatto è che per ordire un complotto occorre una mente raffinata, qui al contrario ci troviamo di fronte un banalissimo problema: la mancanza di un controllo del territorio anche dal punto di vista igienico, la totale inefficienza dei municipi (ora quasi tutti governati dal M5s), l’indifferenza di chi dovrebbe provvedere a tenere in ordine la città. Siamo felici che nei suoi raid romani Beppe Grillo sia giunto alla conclusione che la città ora è pulita. Forse lo è dalle parti del suo albergo alle spalle dei Fori Imperiali, ma basta allontanarsi un po’ da quella zona centrale per scoprire una realtà diversa fatta di strade che da secoli non conoscono l’intervento benefico di una ramazza e il sollievo ristoratore di uno spruzzo d’acqua pulita. Il frigorifero abbandonato per strada è solo uno dei sintomi della mancanza di decoro della città perché qualcuno dovrebbe poi spiegare (dal sindaco ai mini-sindaci competenti per territorio) come sia possibile che in un parco (definizione compromettente visto lo stato di abbandono) pubblico, all’ombra di un viadotto fortemente trafficato, possa insediarsi nel totale disinteresse una mini-Calais “familiare”.