Giuseppe Conte unico leader di partito è stato per giorni l’unico leader di partito a non aver parlato della crisi in Afghanistan, poi a margine della presentazione di un libro a Ravello, è finalmente intervenuto sul tema.
“È prioritario assicurare la possibilità dei corridoi umanitari per coloro che hanno collaborato con le forze occidentali… L’Occidente ha un impegno morale a mettere in sicurezza queste persone”, ha detto il presidente del Movimento 5 Stelle.
Il passaggio criticato, però, è il seguente: “Serve un dialogo serrato con i talebani, incalzarli sul rispetto dei diritti umani“.
“Bisogna che tutta la comunità internazionale, non solo l’Italia o solo l’Unione europea, ma insieme agli Stati Uniti, coinvolgendo anche Russia, Cina, Paesi limitrofi come il Pakistan, alimenti un dialogo serrato con il nuovo emirato islamico”, ha aggiunto.
Questo perché, a suo dire, “quanto fatto in 20 anni per la scolarizzazione e l’aspettativa di vita delle donne è un patrimonio che non possiamo disperdere. L’unico modo per farlo è stare addosso ai talebani, condizionare tutti gli aiuti di cui hanno bisogno a questi obiettivi: il rispetto dei diritti civili e umani fondamentali”.
Dai partiti (da Iv alla Lega, passando per il Pd) piovono critiche. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio prova a correggere il tiro: i talebani, dice il titolare della Farnesina, vanno giudicati “dalle loro azioni, non dalle loro parole”.
E sempre tramite i social si fa sentire anche il garante Beppe Grillo, che twitta: “La fuga disonorevole da Kabul resterà una macchia indelebile nei libri di storia sui quali studieranno i nostri posteri”.
In serata l’avvocato di Volturara Appula è costretto a intervenire per precisare il senso delle sue affermazioni: “La polemica proviene dagli esponenti di quella stessa forza politica che ha inneggiato al ‘rinascimento arabo’ e che ha sostenuto fideisticamente che il percorso che si stava compiendo in Afghanistan fosse risolutivo e privo di errori”, afferma l’ex premier replicando a Italia Viva. Poi aggiunge: “È assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di ‘serrato dialogo’) sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione”.
Questo mentre i talebani sparano contro la folla, minacciano intere famiglie e rastrellano casa per casa.