Il governo di scopo? «La linea del M5S non è assolutamente cambiata su questo tema, se vince il No e se Renzi si dimette in quel caso sarà il presidente della Repubblica a tracciare la strada. Noi al governo ci andiamo con i voti degli italiani». Non è una sconfessione. Ma una brusca frenata sì. Luigi Di Maio, candidato premier in pectore del M5s, chiude la porta dopo le aperture di Alessandro Di Battista a un governo di scopo in caso di vittoria del No al referendum costituzionale.
E per stroncare sul nascere eventuali polemiche puntualizza: « Su questo ho sentito Alessandro (Di Battista, ndr) e siamo tutti d’accordo». E infatti, a stretto giro, Di Battista scrive su Facebook: «Il Movimento 5 Stelle andrà al governo solo con i voti dei cittadini». E aggiunge: «È evidente che con la vittoria del no Renzi dovrà assumersi la responsabilità dei suoi fallimenti – compresi quelli economici – e il Parlamento dovrà farà una legge elettorale che consentirà ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti e mai più ai partiti politici di nominarseli».
Eppure ieri sera l’apertura di Di Battista era stata abbastanza esplicita: «Per me l’Italicum deve essere cancellato. Se dovessero vincere i No Renzi se ne assume la responsabilità, fa un passo indietro. Per me si può andare al voto anche nel 2018, magari si può trovare un altro premier, un governo di scopo e fare quindi la legge elettorale» aveva scandito l’esponente del Direttorio ospite Otto e mezzo su La7. Alla domanda: «Ma sosterrete un governo di scopo?» Di Battista ha replicato senza chiusure: «Dipende, qualora vincesse il No al referendum il giorno dopo valuteremo».
E che la linea del M5s non sia stata su questo punto ancora messa a punto con chiarezza lo testimonia anche la presa di posizione di Manlio Di Stefano, deputato M5S, ospite di “Agorà” su Raitre per il quale se il presidente della Repubblica dovesse chiedere un governo di scopo per fare la riforma elettorale, «il M5S sarebbe pronto». Anche perché il governo di scopo può voler dire anche «redditto di cittadinanza, riforma della giustizia e corruzione, per poi tornare al voto».
Intanto Di Battista e Di Maio negano rivalità. Per Di Maio non è un buon momento. Dopo le scuse per la mail «sottovalutata» sulle indagini in corso sull’assessore romana all’ambiente Paola Muraro, è di ieri la gaffe storico-geografica, con il premier Matteo Renzi paragonato al dittatore Pinochet, erroneamente definito “venezuelano” in una prima versione di un post pubblicato su Facebook. «Io e Di Battista siamo amici, stanno provando a metterci contro in ogni modo ma noi vogliamo portare avanti il programma del M5S» ha assicurato Di Maio a “Politics”. E Di Battista gli ha fatto eco a Otto e Mezzo: «Non c’è nessuna lotta di potere» nel M5S. Nego discussioni tra me e Luigi». Ma dopo aver riconosciuto a Di Maio «delle qualità come candidato premier che io personalmente non ho», «Dibba» ha messo le mani avanti: «Il candidato lo decidono gli iscritti». Segno che la partita è tutt’altro che chiusa.