GRILLO NON È SCESO A ROMA E CONTE È DOVUTO SALIRE DA GRILLO PER IL PATTO DELLA SPIGOLA

Beppe Grillo non è sceso a Roma, questa settimana, per incontrare Giuseppe Conte, ma è stato l’ex premier a dover lasciare il suo soggiorno all’Argentario, in Toscana, e salire qualche chilometro più a nord, a Marina di Bibbona, dove il fondatore ha una villa sul mare. Un ultimo braccio di ferro, vinto da Grillo, lasciando a Conte che l’incontro si tenesse in un luogo “neutro”, un ristorante poco distante, raccontano Federico Capurso e Ilario Lombardo sul quotidiano La Stampa. Un pranzo, con antipasto di pesce e secondo di spigola, per suggellare il patto.

L’incontro a Marina di Bibbona segna il superamento dei toni duri del recente passato, in merito al nuovo statuto e all’organizzazione dei pentastellati. Il ministro degli Esteri ed ex capo politico Luigi Di Maio, grande tessitore del dialogo insieme al presidente della Camera Roberto Fico, ha immediatamente ripostato la foto del colloquio.

Il post sulla pagina Facebook di Grillo sancisce dunque l’armonia ritrovata tra il garante M5S e l’ex premier, ora leader in pectore del Movimento: “E ora pensiamo al 2050!”.

Si attende a questo punto la pubblicazione, sul sito del Movimento, del nuovo Statuto che dovrà poi essere votato dagli attivisti.

Alla fine, da quanto è emerso nei giorni scorsi, con il nuovo accordo Conte sarà responsabile dell’azione politica e presidente, Grillo “garante e custode dei princìpi”. È un assetto dai contorni ancora poco chiari, e che per molti versi non sembra granché diverso da quello precedente, che

Solo pochi giorni fa dal suo blog Grillo così aveva liquidato Conte:

Conte aveva giudicato inammissibile. Ma sono previsti dei cambiamenti anche negli organi dirigenziali – Conte potrà scegliere la segreteria politica del partito – ed è probabile che le modalità di convivenza tra i due si definiranno meglio nelle prossime settimane e mesi.

“Mi sento così: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo.

Ma Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente).

 E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione.

 Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi.

 Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco.