Scambio di battute polemiche, in Aula alla Camera, tra i Cinque stelle. O, più precisamente, tra due membri del famoso “direttorio”, Carlo Sibilia e Luigi Di Maio. Succede perché, dentro all’emiciclo, Di Maio è il vicepresidente, e quando presiede, come stamane, non fa sconti a nessuno. Nemmeno ai suoi compagni di avventura.
Così, quando Sibilia prende la parola dai banchi del M5S durante la discussione sulla riforma costituzionale, dicendo di dover fare un richiamo al regolamento, e poi invece fa un commento sull’opportunità di un voto, il presidente Di Maio lo interrompe prontamente: «Questa è una valutazione politica, non un richiamo al regolamento. Non abusiamo della pazienza della presidenza». A Sibilia non resta che allargare le braccia contrariato, e accettare il rimbrotto della presidenza.
Ma non finisce lì, perché pochi minuti dopo, quando dall’opposizione arriva la richiesta di una sospensione dei lavori, è il pentastellato Davide Crippa a prendere la parola rivolto a Di Maio. Pure lui senza sconti: «Lei rischia di non tutelare i diritti della minoranza su quelli della maggioranza! È una responsabilità che si sta prendendo lei come presidente di turno!».