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IL SENATORE M5S PETROCELLI HA UN CONFLITTO DI INTERESSI?

vito-petrocelli-matteoderricoIl blitz dell’Antimafia in Val d’Agri, del 1° dicembre, sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti speciali provenienti dai pozzi petroliferi dell’Eni e trasportati dal Centro Oli all’impianto di smaltimento della Tecnoparco di Pisticci, ha visto tra gli oltre 30 avvisi di garanzia.

Notificati anche ad alcuni dirigenti della Tecnoparco, dove a lungo sono stati smaltiti i fanghi prodotti dalle prime lavorazioni del greggio.

Il Senatore lucano, del Movimento 5 Stelle, Vito Rosario Petrocelli promise molti mesi fa una “Norimberga ambientale” in Basilicata. Invece, in occasione della visita della Commissione Industria del Senato, agli impianti dell’Eni e della Tecnoparco, nel giugno del 2014, affermò che: “Eni ci rassicura sulla reiniezione petrolifera”. “Parlare con Eni è stato positivo, la posizione del Movimento in materia è chiara“.

Giorgio Santoriello, sul senatore grillino, in un comunicato scriveva: “Pesantissimi i suoi silenzi e le mancate denuncie postume alla visita sia a Pisticci Scalo che all’Enea di Trisaia, sopralluoghi che sanno di passerelle nonostante la qualifica di geologo del senatore stesso, titolo che avrebbe dovuto imporgli maggior cautela nelle dichiarazioni ed obbligo di replica all’Eni; invece nulla, a testa bassa ed in silenzio come sempre”.

In Tecnoparco Valbasento lavora, come responsabile ambiente, sicurezza e qualità, la Dottoressa in chimica Maria Teresa Adamo, moglie del Senatore 5 Stelle Petrocelli.

Non è un evidente conflitto di interessi quello del senatore Vito Rosario Petrocelli? Avere il proprio coniuge in un ruolo importante nel settore ambiente di Tecnoparco, non lo rende incompatibile nel suo ruolo in un’azienda ritenuta insalubre ed a rischio incidenti rilevanti e per di più con inquinamenti accertati e conclamati e con avvisi di garanzia dell’Antimafia?

Attività investigativa a cui, probabilmente, ha dato impulso anche il tenente della polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello.
Di Bello e i Radicali lucani, nel gennaio del 2010, autofinanziarono analisi indipendenti per far luce sullo stato di inquinamento di alcuni invasi in Basilicata. Confermarono l’inquinamento e informarono la stampa e la procura di Potenza. La procura invece di concentrarsi sull’oggetto della denuncia, spostò la sua attenzione sui denuncianti aprendo un fasciolo a loro carico. Il tenente di Bello, all’indomani della denuncia di inquinamento, fu sospeso dal servizio in via cautelare e poi riamesso in servizio a “fare il guardiano al Museo provinciale di Potenza”. Assolto, da tutte le accuse, dalla Cassazione dopo la condanna in primo e secondo grado.

Ma, non fu assolto da Grillo e Casaleggio. Forte della sua celebrità sbaraglia tutti gli altri candidati alle regionalie online del Movimento 5 Stelle. E qui iniziano i problemi, dice Di Bello: “Prima vengo chiamato dal deputato Vito Petrocelli che mi preannuncia problemi e una telefonata in arrivo. Poi mi chiama Grillo che, in modo scortese e insensibile ad ogni rapporto umano, mi dice che devo fare un passo indietro”, perché tanto “in qualche modo ci si mette d’accordo. Poi aggiunge che anche lui è stato condannato, ma io a differenza sua ho una sentenza in primo grado che è una medaglia al merito, due situazioni completamente diverse”, ha rivendicato.

“Lì mi risveglio dal sogno – dice Di Bello – capisco che il M5S è solo un prodotto di marketing, non serve a cambiare il Paese”.

mader