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IMPENNA IL REDDITO DEI GRILLINI DOPO LA VITTORIA IN COMUNE A TORINO

chiara-appendino-matteoderricoC’è perfino chi ha decuplicato i propri introiti. Come il presidente del Consiglio comunale, Fabio Versaci, che l’anno scorso ha dichiarato al fisco un reddito di 7.191 euro, scrive Gabriele Guccione sul quotidiano la Repubblica. Non un centesimo in più, in sostanza, di quanto ha potuto percepire con i gettoni di presenza da consigliere di circoscrizione, carica che ha ricoperto nel mandato precedente. Ora, da numero uno della Sala Rossa, gode di un’indennità di 5.939 euro lordi al mese: così al prossimo appuntamento con il fisco potrà aggiungere uno zero alla dichiarazione dei redditi: 71mila 268 euro.

La più pagata, va da sé, è la sindaca Chiara Appendino, che tutti i mesi porta a casa un’indennità di 9.123 euro lordi. Per uno strano caso del destino, di cui evidentemente non ha colpa, la prima cittadina pesa sulle tasche dei contribuenti torinesi il doppio di quanto pesava il suo predecessore torino1Piero Fassino. Essendo titolare del vitalizio da parlamentare, l’ex sindaco riceveva un’indennità decurtata della metà.

Migliora la condizione economica anche dei componenti della giunta comunale Cinque Stelle. Nessuno di loro fatta eccezione per il titolare del Bilancio, Sergio Rolando, con la sua pensione da ex direttore regionale di 158mila euro l’anno, ha mai dichiarato al fisco una cifra superiore ai 71mila euro. Il vicesindaco Guido Montanari o l’assessora alla Cultura, Francesca Leon, con i loro redditi da docente universitario il primo, e da manager culturale la seconda, seppure più bassi, non se ne discostavano di molto. Ma sono gli unici.

La maggior parte degli assessori, prima della nomina, percepiva in media dal proprio impiego non torino2più di 35mila euro l’anno, la metà di quanto guadagna adesso. Alcuni, come Marco Giusta, Federica Patti o Maria Lapietra avevano dei lavori precari da non superare i 15mila euro l’anno di reddito. Ora invece, da amministratori pubblici, incassano un’indennità di 6mila euro lordi al mese. Gli unici a guadagnare la metà rispetto a prima saranno Montanari e Pisano, che hanno deciso di non mettersi in aspettativa e di continuare, seppure part time, il proprio impegno di universitari.

Tra i consiglieri comunali il fenomeno si replica. Nessuno, nonostante a livello nazionale sia uno dei cavalli di battaglia del M5S, parla di riduzione dei compensi per i politici. Nel 2011 gli allora neoeletti consiglieri Vittorio Bertola e Chiara Appendino avevano ritenuto i 2.280 euro lordi cumulabili in un mese una cifra “congrua” all’impegno richiesto. Godendo dei rimborsi previsti dalla legge per il datore di lavoro, in quel caso suo marito, la consigliera Appendino aveva deciso di rinunciare comunque al gettone di presenza. Ma il suo è rimasto un caso isolato, che difficilmente sarà preso ad esempio da chi l’ha succeduta in Sala Rossa. Gli unici nullatenenti figurano proprio tra le file grilline: Giovanna Buccolo, Deborah Montalbano e Francesco Sicari l’anno scorso hanno dichiarato al fisco “reddito zero”.

Al momento i consiglieri del M5S non hanno previsto rinunce o riduzioni dell’emolumento. “È una questione che non abbiamo ancora affrontato”, precisa il capogruppo del M5S, Alberto Unia. Il quale sottolinea: “In teoria non è prevista alcuna riduzione per i consiglieri comunali, considerato che si tratta non di un’indennità fissa, ma di un gettone di presenza, il cui cumulo non supera i 5mila euro lordi al mese, che è il tetto massimo fissato dal movimento a livello nazionale”. Unia non esclude che la questione degli emolumenti possa essere affrontata in futuro: “Ma – sottolinea – lo faremo quando avremo rodato il sistema: in fondo il primo gettone di presenza lo abbiamo ricevuto a settembre”. Una delle correzioni a cui si potrebbe mettere mano (“ma nulla ancora è stato deciso”, precisa ancora il capogruppo grillino) potrebbe riguardare l’indennità del presidente del Consiglio comunale, che attualmente sfora di 939 euro a mese il tetto dei 5mila euro lordi.

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Fonte: la Repubblica