All’interno della Commissione Antimafia alcuni membri cominciano a smarcarsi dalla presidente.
È il caso del segretario Marco Di Lello, presidente dei deputati socialisti, il quale sottolinea come la Bindi abbia fatto tutto da sola senza consultarsi con gli altri membri della Bicamerale:
“A differenza di quanto riferito in conferenza stampa è giusto sottolineare come né all’ufficio di Presidenza, né alla Commissione plenaria sia stato consentito di fare alcun tipo di valutazione sulla lista dei nomi resi noti oggi dalla Presidente Bindi. Due settimane fa ho condiviso la scelta di rendere note le risultanze delle indagini, ma sui criteri adottati ho fatto verbalizzare che l’inclusione di imputati che in primo grado sono stati assolti nel merito o per prescrizione va oltre il tenore del codice di autoregolamentazione, approvato dalla Commissione Antimafia, sfociando così nell’arbitrio. È bene dunque chiarire che nessuna condivisione è stata voluta dalla Bindi e che nessuna responsabilità, anche in ordine agli inaccettabili ritardi con cui si è arrivati a rendere nota la lista, è addebitabile ai Commissari o all’Ufficio di Presidenza. La Presidente Bindi se ne assuma dunque in pieno la responsabilità. Io non sono un Commissario a sua disposizione”.
Dura la prima reazione a caldo del candidato governatore Vincenzo De Luca: “Denuncio Rosy Bindi per diffamazione e la sfido a un pubblico dibattito per sbugiardarla”.
Attacca la Bindi anche il presidente del Pd Matteo Orfini, che spiega: “Non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Tuttavia quello che sta accadendo è incredibile. L’iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla”.