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LA LEGGE ANTI ONOREVOLE DEI GRILLINI È IDENTICA A QUELLA GIÀ PRESENTATA DALLA LEGA

Sbianchettare gli «onorevoli» è sempre stato un tarlo dei parlamentari pentastellati, fin dal loro ingresso a Palazzo.

Nel codice di comportamenti degli eletti, alla voce «comunicazione», il diktat è esplicitato: «I parlamentari dovranno rifiutare l’appellativo di “onorevole” e optare per il termine “cittadina” o “cittadino”». Non stupisce, insomma, la proposta di legge – prima firmataria Tiziana Ciprini – presentata lo scorso 21 maggio dal Movimento 5 stelle per cancellare il titolo di onorevole. Stupisce, semmai, che i parlamentari di Grillo, alle prese con un proprio cavallo di battaglia, non abbiano trovato di meglio che affidarsi al copia e incolla. «Ispirandosi», diciamo così, a una proposta di legge con lo stesso obiettivo – abolire il titolo di «onorevole» – presentata – invano – quasi un decennio fa dal leghista Paolo Grimoldi, il 13 luglio del 2006, scrive Massimo Malpica sul quotidiano Il Giornale.

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Da allora sono passate due legislature e un numero maggiore di governi, ma la proposta numero 1378, firmata oltre che dall’esponente del Carroccio da parlamentari di altri schieramenti, non ha accumulato polvere invano. Quanto al testo dell’unico articolo, le due proposte anti-onorevole sono identiche, ma quella pentastellata, oltre a ritoccare l’importo delle multe (da 5mila a 6mila euro) per le infrazioni, ha un comma in più: «Il titolo di “onorevole” è sostituito dall’appellativo “cittadino portavoce”». Anche la relazione illustrativa di Grimoldi è stata in buona parte trasfusa nel testo proposto da M5S, che ha pedissequamente ricopiato l’incipit, saccheggiando complessivamente, e con minime varianti, una ventina di righe sulle 30 complessive della proposta «padana».

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Una differenza, però, c’è. L’esponente del Carroccio si scagliava contro la «gratuita attribuzione del titolo di onorevole» in prima persona, spiegando che avrebbe contribuito «nel tempo a fornire indebitamente un’immagine di noi rappresentanti elettivi come una casta politica distaccata dal Paese reale, dalle persone comuni che con il loro voto ci hanno delegato a rappresentarli».
M5S, invece, opta per un approccio impersonale e «ricopia» in terza persona il non originalissimo j’accuse al titolo di «onorevole».

Responsabile, anche per i grillini, d’aver contribuito «nel tempo a fornire indebitamente un’immagine dei rappresentanti elettivi come una casta politica distaccata dal paese reale, dalle persone che con il loro voto li hanno delegati a rappresentarli nelle istituzioni». Un «li» al posto del «ci» che sembra anche un modo per rimarcare la propria diversità da parte dei parlamentari a 5 stelle, che evidentemente si percepiscono estranei alla «casta», più assolti che coinvolti dal problema che intendono risolvere rispolverando la vecchia proposta di legge di Grimoldi.

Più che un plagio, forse un omaggio. Che rinsalda, anche, la strana intesa estiva – decisamente a geometria variabile – tra i leader Matteo Salvini e Beppe Grillo.

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Massimo Malpica per Il Giornale