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L’AZZARDO SOLDATI PRO MASCHERINE

L’esercito in strada contro i terroristi: un tempo contro i brigatisi rossi, adesso contro la jihad, la “guerra santa” degli islamici radicali. Le città italiane sono presidiate da soldati con i mitra.
I militari dell’esercito ormai da anni, con blindati e in assetto da guerra, controllano i punti cruciali delle metropoli da possibili attacchi del terrorismo islamico. I soldati vigilano su metropolitane, stazioni ferroviarie, ambasciate, ministeri, tribunali ma anche sulle chiese più importanti e le strade più affollate dei centri storici.
Ma ora i militari, dalla guerra al terrorismo, potrebbero essere dirottati (almeno in parte) verso un’altra “strana guerra”, quella – scrive il giornalista parlamentare Rodolfo Ruocco su Sfoglia Roma – contro i cittadini senza mascherine anti Coronavirus.

Per fronteggiare la forte crescita dei contagi da Covid-19 l’esecutivo giallo-rosso ha reso obbligatorio l’uso delle mascherine anche all’aperto. E, per far rispettare la misura, pare pensi perfino all’uso dei militari. Più esattamente: i soldati potrebbero essere utilizzati contro gli “untori” colti per strada a volto scoperto.
L’ipotesi non è per niente fantasiosa, è già diventata realtà a Genova. Il capoluogo ligura fa da battistrada, ha deciso d’impiegare i soldati nel centro storico e a Sampierdarena, le zone a più alta intensità di infettati. Il sindaco di Genova Marco Bucci ha spiegato: «Abbiamo deciso di aumentare i presidi in quella parte della città più interessata dai contagi, anche le forze armate verranno in nostro aiuto».
Certo non mancano i problemi di vario tipo. Gli stessi amministratori di Genova ricordano che i soldati non possono comminare multe e quindi devono operare assieme a carabinieri, polizia nazionale o municipale. E poi c’è un problema rilevante di “missione”: l’esercito è stato inventato per le guerre, solo strattonandone i compiti è stato impiegato anche contro il terrorismo. È arduo pensare a un soldato, mitra imbracciato, utilizzato contro un pacifico passante privo di mascherina. È un compito improprio.
Per questo incarico è più sensato e meno costoso impiegare un vigile urbano armato di fischietto e di taccuino per le multe. A meno che i timori siano altri. A meno che la preoccupazione cada sulla pesantissima situazione economica e occupazionale, sul rischio di disordini e di rivolte sociali. Ma i problemi sociali non si risolvono con i cannoni e i fucili. Nel 1898 il Regno d’Italia affidò al generale Fiorenzo Bava Beccaris la repressione della protesta contro i rincari del pane a Milano. Finì in un massacro! I soldati spararono sulla folla causando 80 morti. Fu una delle pagine più buie per l’Italia e il suo esercito.
Giuseppe Conte ha motivato l’allungamento dello stato di emergenza sanitaria fino alla fine di gennaio perché «siamo ancora in piena pandemia… Il nemico ancora non è stato sconfitto». Il presidente del Consiglio ha aggiunto: la salute dei propri cari va protetta anche «rinunciando ad alcune libertà». Il conflitto tra libertà e sicurezza pubblica è delicatissimo, è un problema antico. Saggezza impone di contemperare le due necessità. Da marzo gli italiani hanno osservato disciplinatamente pesantissimi divieti e restrizioni in nome della salute. Ma la democrazia va sempre e comunque salvaguardata.