Mentre Acea annuncia un piano straordinario di ammodernamento della rete idrica, è lite all’Atac. L’amministratore unico Manuel Fantasia ha ritirato le deleghe del direttore generale Bruno Rota dopo gli attriti con il Campidoglio. ‘Mi sono dimesso una settimana fa’, replica Rota. Dimissioni accettate oggi.
Rota, silurano un dimissionario? – “Ho mantenuto la notizia riservata, come mi era stato richiesto. Vedo però che questa correttezza viene ripagata con comportamenti non di pari correttezza e quindi sono costretto a precisare questa circostanza. Come si possa silurare un manager che ha dato le dimissioni da sette giorni resta un mistero dell’amministrazione capitolina. O forse l’ennesimo tentativo di ingannare l’opinione pubblica senza rispettare dignità e lavoro”. Lo spiega all’ANSA il dg di Atac Bruno Rota.
“La deadline è già superata”. Così Bruno Rota, ormai ex direttore generale di Atac, in un’intervista in apertura di prima pagina del Messaggero e su altri quotidiani in cui sottolinea che l’azienda “l’ultima volta è riuscita a pagare gli stipendi nell’ultimo quarto d’ora”. Una “situazione che deve essere analizzata dal tribunale fallimentare”. Per Atac, dice al quotidiano di via del Tritone, “parlano i numeri. C’è un debito di 325 milioni soltanto con i fornitori”.
“All’inizio non capivo bene di chi mi dovevo fidare, mi fidavo solo della Raggi. Poi mi è sembrato di aver capito di chi dovevo fidarmi. Però i fatti dimostrano che non ci avevo capito molto”.
Al Corriere della Sera, Rota afferma che era riuscito a convincere l’amministrazione Raggi a fare il concordato preventivo. “Non si trattava di fallimento, è il contrario, il concordato preventivo serve a scongiurarlo, a ottenere una moratoria almeno parziale dei debiti”. Tuttavia, aggiunge, “vedo che sul concordato ci sono molte manovre in atto”, “quello che mi hanno fatto lo considero un vero tradimento. Una roba che neanche all’asilo”. “Non ho nulla a che fare con i 5 Stelle”, aggiunge, “mai” sentito Casaleggio e Grillo “e mai conosciuti”.
“L’unica ancora di salvezza da tentare è il concordato preventivo in continuità”, rimarca alla Stampa. “Salverebbe i posti di lavoro e si potrebbe tentare di rientrare da questo indebitamento molto oneroso ma in un quadro giuridico certo, regolamentato dal tribunale”. La sindaca Raggi, aggiunge, l’ha sostenuto “fino a tre giorni fa. Invitandomi più volte a considerare la mia decisione. Ma non avevo le motivazioni per continuare, pagavo un prezzo personale troppo alto, avevo dei rischi anche personali. Sono incensurato, voglio restare tale”.
“Avrei dovuto sentire attorno a me un clima di totale fiducia”, aggiunge a Repubblica. “E così non è stato. Racconto solo un episodio, per dare l’idea: il mio primo giorno di lavoro in Atac è stato il 18 aprile, ma le deleghe operative mi sono state assegnate il 28 giugno, solo un mese fa”.