AttualitàHomeLe vignette di RimaPolitica

LE VIGNETTE DI RIMA: VIRGINIA RAGGI E LA FUNIVIA A ROMA

RiMa

Si nasce incendiari e si muore pompieri, recita un vecchio detto. Si nasce con i Vaffa Day, i blitz contro la kasta e le contestazioni durissime a Marino e si muore pompieri, pronti a intervenire a mò di “soccorso rosso” in difesa di Virginia Raggi, vittima di una insostenibile “aggressione squadrista e fascista” e non di una legittima contestazione. Non si placano infatti le polemiche dopo la contestazione operata da CasaPound, che ieri ha interrotto la presentazione del (discusso e discutibile) progetto della funivia a Casalotti, chiedendo risposte su temi come rifiuti, casa e immigrazione. Tra i più lesti a dare solidarietà a Virginia Raggi c’è Alessandro Di Battista, uno che ha costruito la proprio carriera politica gridando in faccia ai “politici” che l’onestà sarebbe andata di moda e che, fino poco più di un anno fa, presenziava in Campidoglio per sbraitare contro l’allora sindaco Marino, mentre si faceva trattenere a stento dalle forze dell’ordine. Oggi però le cose sono cambiate e su Twitter ci spiega che “quanto successo a Virginia Raggi è inaccettabile, ma anche segno che qualcuno è infastidito dal nostro lavoro. Non molliamo. #ForzaVirginia”. Solidarietà incassata dalla “sindaca” che risponde a Dibba: “Loro non molleranno mai, noi neppure”.

Ma “loro” chi? Qualcuno dovrebbe spiegare al primo cittadino della Capitale d’Italia che dopo un anno di governo della città, potrebbe anche rendersi conto di non essere più all’opposizione e che il confronto non è con “i politici della Kasta”, ma spesso con i cittadini delusi da questa prima parte di esperienza di governo a 5 Stelle, a cui sarebbe il caso di dare delle risposte ogni tanto invece di limitarsi ai vari “stiamo lavorando” e “dateci tempo”. I bei tempi in cui bastava esibire un cartello con su scritto sopra “onestà” durante il consiglio comunale per fare politica, sono finiti da un pezzo. E se qualcuno ti pone il quesito se non sia più urgente trovare un assessore alla Casa nella città dell’emergenza abitativa perenne o liberare le strade invase dai rifiuti, piuttosto che parlare di un’improbabile funivia, non c’è bisogno di sfoderare il linguaggio da centro sociale che Davide Barillari, consigliere regionale 5 Stelle, utilizza su Twitter per attaccare CasaPound: “20 di CasaBau abbaiano contro @virginiaraggi e poi scappano per evitare di essere identificati… questa è l’estrema destra a Roma”. Per non parlare dell’ex rivale di Virginia Raggi alle comunarie, il consigliere comunale Marcello De Vito, che ora si stringe alla sua “sindaca” con queste parole: “Inaccettabile quando il confronto politico diventa violenza e attacco squadrista. Al fianco di @virginiaraggi senza paura. #ForzaVirginia“. Anche altri consiglieri e dirigenti grillini rilanciano sull’”attacco squadrista” e “l’ignobile aggressione di CasaPound”.

In realtà questo atteggiamento ottuso di fronte alle contestazioni subite è un marchio di fabbrica ormai dei 5 Stelle e la contraddizione con la loro natura di “contestatori seriali”, prima delle responsabilità di governo ottenute, Roma e Torino su tutte, è solo apparente. Il rapporto è sempre tra “noi”, custodi del sacro fuoco dell’onestà, e “loro”, i ladri, i malfattori, i mafiosi. Quel “loro” che ritorna anche nelle dichiarazioni della Raggi dopo la contestazione subita. E’ l’approccio da setta ereditato da Casaleggio che il Movimento 5 stelle mantiene anche dopo il successo, che coinvolge il dirigente e il semplice attivista/simpatizzante, in questo caso sì che vale la regola del “uno vale uno”. I commenti di solidarietà dei sostenitori del M5S sotto i post della Raggi in cui si parla della contestazione sono sostanzialmente identici a quelli dei personaggi pubblici del Movimento, solo scritti peggio e con più punti esclamativi.

Chi ha contestato la Raggi non poteva avere delle ragioni più o meno valide, era solo un “mafioso!”, faceva parte della categoria degli “altri”. Che poi di fatto, la logica pentastellata ricalca perfettamente quella dell’antifascismo militante. Solo che al posto dei “fascisti” ci sono i “ladri”, al posto dei “padroni” i politici corrotti. Loro sono gli unici autorizzati a contestare, chi in nome dell’antifascismo e chi in nome dell’onestà, mentre chi li contesta è solo un “fascista” o un “mafioso”. Non esiste l’assunzione di responsabilità, il proprio errore non è contemplato e semmai è colpa di qualcun altro, dei precedenti governi, dei media o magari di Berlusconi che ci ha rincoglionito col drive in. Insomma la differenza tra i 5 Stelle e l’estrema sinistra, soprattutto nel caso di figure come Virginia Raggi, è praticamente inesistente (e l’approccio identico nei confronti di temi come l’immigrazione ne sono solo un’ulteriore conferma). L’importante e che chi da “destra” li ha votati, inizi a rendersene conto.

mader
Fonte: Il Primato Nazionale