Il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Europa. Nel momento in cui l’esito del voto oltremanica, contro il “Remain” e favorevole al “Leave”, scatena la paura sui mercati finanziari, il M5S torna a pensare ad una consultazione sull’euro, attraverso uno specifico referendum, scrive Antonello Di Mario, giornalista e autore di “Grillo nella Rete”.
Eppure ieri, poco dopo mezzogiorno, il sito “BeppeGrillo.it” aveva pubblicato un decalogo per comprendere meglio proprio la questione del “Brexit o Bremain” firmato dal MoVimento 5 Stelle Europa.
Leggendo quei dieci punti ci si accorgeva che indicavano un senso opposto a quello emerso dall’intervista del leader inglese di Ukip al Corriere della Sera, pubblicata la scorsa settimana. Nella conversazione di Nigel Farage col giornalista Aldo Cazzullo, c’era la foto dell’europarlamentare indipendentista abbracciato a Beppe Grillo e la dichiarazione che lui ed il comico genovese avrebbero fatto saltare questa Europa, dominata da Berlino.
Il decimo punto, invece, del succitato decalogo in questione risulta come il più europeista:”Il Movimento 5 Stelle –si legge- è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa ‘Unione’ è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno”.
Un capoverso che confermava come il ruolo politico di Grillo volga al termine e come i grillini, nonostante qualche ritorno di fiamma per l’uscita dall’euro, stiano cambiando modo di porsi.
Dopo il risultato del secondo turno delle amministrative del 19 giugno, con le vittorie di Virginia Raggi a Roma e di Chiara Appendino a Torino, la linea politica è quella indicata da Davide Casaleggio (figlio di Gianroberto,ndr) e dagli emergenti Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico.
Obiettivo? Il M5S non deve più spaventare gli elettori, come avvenne nelle consultazioni europee del 2014, in cui si registrò alle urne il 21% dei consensi al movimento, con ben venti punti percentuali di distanza dal vincente Pd, guidato da Matteo Renzi, da poco approdato al governo.
Il nuovo corso del M5S ormai punta alla conquista di Palazzo Chigi e, per avere buone possibilità di centrare l’obiettivo, deve mostrarsi come una forza tranquilla, almeno fino a quando non ci saranno le nuove elezioni politiche.
Vince Brexit al referendum: è la stima della Bbc quando mancano ormai poche decine di circoscrizioni ancora da scrutinare e il Leave è al 52%, con quasi un milione di voti di vantaggio. Con questo voto, la Gran Bretagna si prepara ad uscire dall’Unione Europea.La vittoria della Brexit al referendum inglese potrebbe condizionare non solo la situazione interna della politica inglese, con le dimissioni di David Cameron attese in giornata, ma anche ridisegnare le prospettive dell’intera Ue. E’ importante ricordare che in Spagna si vota tra pochi giorni; in Germania e in Francia nel 2017; in Italia (referendum costituzionale permettendo,ndr) nel 2018.
In questo contesto il M5S punta ad essere della partita, giocare un ruolo, comportandosi non come un movimento di opposizione, ma come un vero e proprio partito di governo.
Si è quasi persa la memoria della campagna voluta da Grillo a fine giugno del 2014 per convincere gli attivisti a indicare proprio il nazionalista Farage come partner privilegiato per la formazione di un gruppo comune nell’Europarlamento.
E allo stesso modo, pare un ricordo lontano la raccolta firme dei grillini volta a promuovere, nel mese di dicembre dello stesso 2014, un referendum consultivo per l’uscita dell’Italia dall’Euro.
Il dietrofront sull’Europa è nato all’inizio di questa primavera.
Il 23 marzo a Roma, Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, nella sede dell’ambasciata d’Olanda alla Camilluccia, aveva incontrato i diplomatici dei 28 Paesi aderenti alla Ue. Subito dopo era partito per un tour nella principali capitali europee, tra cui Londra. Al centro dei colloqui, dentro e fuori i confini nazionali, le questioni della lotta al terrorismo, l’immigrazione, le prospettive economiche della Ue. Di Maio ha rassicurato i suoi interlocutori, preparare la svolta europeista del movimento in ambito continentale.
Proprio lui, sussurrano i bene informati, avrebbe ammesso l’errore di valutazione perpetrato ai danni dell’Unione europea ed assicurato ai presenti che il movimento da lui rappresentato sarebbe tornato sui propri passi.
Il decalogo pubblicato ieri sul sito di Grillo e le dichiarazioni rilasciate questa mattina da Nigel Farage, per esempio, risultano oggettivamente antitetiche.
“Questa è la vittoria –ha esultato il leader euroscettico dell’Ukip- che significa un nuovo giorno dell’indipendenza per il nostro Paese. E’ l’alba di un Regno Unito indipendente”.
Nel corso della notte dal M5S è uscita una minima correzione di tiro rispetto al decalogo europeista diffuso poche ore prima: “Il referendum –ha detto Alessandro Di Battista- è la strada giusta anche per l’Italia”
E’ possibile che un analogo comportamento, caratterizzato da posizioni altalenanti, si potrà osservare, anche dopo l’estate, nel mese che precederà la campagna referendaria sulla riforma costituzionale. Si tratta della consultazione che viene prima delle prossime elezioni politiche.
Quelli del M5S si sono fatti scaltri e per arrivare a Palazzo Chigi muoveranno ancora una volta come un vero partito, anziché come il movimento di un tempo.
E’la politica, bellezza! Altro che “Indipendance Day”.