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LIVORNO: ALLUVIONE PARTE SECONDA, REPORT PROTEZIONE CIVILE E DICHIARAZIONE DI NOGARIN

Ci sarebbe un giallo nella ricostruzione della tragica notte dell’alluvione di Livorno del 10 settembre 2017. riguarda il report della Protezione Civile sulla cronologia degli interventi effettuati tra la tarda mattinata del 9 settembre 2017 e le prime ore del giorno successivo.

A evidenziarlo – scrive Federico Lazzoti sul Tirreno – i 5 consulenti della Procura nelle due relazioni relative alle altrettanto inchieste aperte dopo l’alluvione. Gli esperti insinuano il dubbio – penalmente non rilevante – in una nota nel capitolo della relazione che riguarda il comportamento della Protezione civile, a cominciare dalla prima allerta meteo, inviata alle 11,53 del 9 settembre 2917,  fino all’esondazione  del Rio Ardenza e del Rio Maggiore.

“Nello stendere la cronistoria dell’evento – scrivono – si è scelto di non far fede alla ricostruzione contenuta nel report steso dal geometra in servizio, referente della protezione civile, poiché  durante le sommarie informazioni dello stesso, è emerso che tale report fosse stato ‘revisionato’ su indicazioni del dirigente della Protezione civile oggi indagato insieme al sindaco. E quindi – è la conclusione – potrebbe contenere un resoconto distorto dell’operato del geometra”
Un’ombra che si aggiunge a quelle che riguardano l’organizzazione stessa della Protezione civile dopo la riorganizzazione di un mese prima della tragedia, e sul comportamento del sindaco e del Dirigente della Protezione civile.
“Il sindaco – scrivono – informato alle 15 del 9 settembre della presenza di un’allerta meteo di colore arancione, disattende il ruolo di sindaco come apice della Protezione civile comunale. Il Dirigente della Protezione civile – proseguono – si disinteressa degli eventi dalle 21,47 alle 6,05 pur sapendo dell’allerta arancione fin dalle ore 14,30”.
Anche il comportamento del geometra in servizio viene criticato dai consulenti. “ Il geometra – si legge – dopo un primo contatto nel pomeriggio di sabato, non ritiene opportuno nè contattare il dirigente della Protezione civile né la struttura della Protezione civile regionale, azioni entrambe previste dal protocollo”.
Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin è intervenuto sulla questione dichiarando: “La relazione tecnica della procura si base su documenti sbagliati o incompleti e presenta numerosi punti poco chiari. Se così non fosse e se le conclusioni fossero così lapidarie, a quest’ora ci sarebbe già stata la richiesta di rinvio a giudizio, visto che il documento è stato redatto un anno fa. Ho già smontato punto per punto queste teorie nel corso dell’interrogatorio che ho chiesto al Procuratore capo, ma vale la pena chiarire alcuni passaggi”.
“Partiamo dalla cronologia dei fatti: nonostante l’allerta meteo fosse in vigore dalla mezzanotte del 9 settembre, è stato il sottoscritto – afferma Nogarin – a dare l’allarme alle 21,22 avvisando la Protezione civile di una situazione di allagamento in via del Corona”.
Nella loro ricostruzione , gli esperti saltano alle 1,45, quando il funzionario di Protezione Civile ritira le squadre di volontari, salvo richiamarle in servizio mezz’ora dopo. La relazione non fa alcun cenno al fatto che – come scritto dal Tirreno il 13 settembre – tra le 21,39 e le 00,55, la Regione  aveva inviato ben due messaggi di allerta alla sala di Protezione civile comunale, sottolineando che la perturbazione stava accelerando. Perché nessuno – dice Nogarin – mi ha avvisato di ciò? E soprattutto, perché le relazioni non ne fanno menzione?”.
Sui telefoni: “I tecnici della procura sostengono che i mie cellulari erano irraggiungibili, specificando però che la prima chiamata al sottoscritto fu fatta solo alle 4 del mattino. Al di la del fatto che sono in possesso di una perizia che certifica che i miei telefoni sono stati sempre accesi e attivi, perché nessuno ha neppure provato a contattare me o il dirigente mentre la perturbazione colpiva così duramente?”.
“L’ultimo aspetto è il più delicato. In nessuna delle 111 pagine – aggiunge Nogarin – che compongono la relazione dei pm si legge la frase riportata sulle locandine sparse per la città: ‘ Le morti potevano essere evitate’. Ciò che si legge è molto diverso: ‘È avviso dei sottoscritti consulenti che, nonostante l’eccezionalità dell’evento, una corretta ricognizione e censimento in tempo di pace dei punti critici, unita all’elaborazione dei protocolli di allertamento mirati, avrebbero potuto consentire a una struttura di Protezione civile competente e formata di limitare la probabilità di avvenimenti dei decessi’”.
“Chi avrebbe dovuto effettuare – si chiede il sindaco di Livorno – ‘una corretta ricognizione e censimento in tempo di pace?’. E chi avrebbe dovuto elaborare ‘i protocolli di allertamento mirati?’. Un sindaco? Un dirigente nominato un mese prima? O avrebbe dovuto già essere patrimonio della Protezione civile?’.
Domanda – conclude Nogarin – che i consulenti non si sono voluti porre. Tutto questo rende molto debole e parziale un racconto che noi abbiamo già contestato nelle sedi opportune”.