Nella città che lo ha eletto con un plebiscito il 4 marzo scorso, Luigi Di Maio, che aveva programmato da tempo questo intervento nel liceo scientifico in cui si è preso la maturità, probabilmente non si aspettava un’accoglienza così “rumorosa”. Operai, studenti e disoccupati di Pomigliano d’Arco hanno accolto il “loro” ministro con striscioni e cori di protesta.
Ma dopo che il preside del Liceo Imbriani aveva minacciato sanzioni per gli studenti che avrebbero osato contestare il ministro c’era da aspettarselo. All’arrivo del vice premier gli studenti, affiancati da un gruppo di lavoratori provenienti da Napoli e Brusciano, c’è stato anche qualche momento di tensione. Il gruppo ha bloccato la circolazione delle auto per pochi minuti, ma tanto è bastato per generare scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Di Maio è stato duramente contestato da alcuni lavoratori dell’ex consorzio di bacino e dai licenziati dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco. Tra loro anche i lavoratori Si Cobas, gli attivisti del comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat, i lavoratori Apu del Comune di Napoli, e l’Unione degli studenti. Due striscioni con le scritte “Per i licenziati di Brusciano solo chiacchiere” e “Non ci tapperete la bocca, Maurizia non sei sola” sono stati affissi sui binari della stazione della Circumvesuviana Pratola che affaccia sul liceo.
Maurizia è la studentessa che ieri aveva pubblicato su facebook una dura presa di posizione contro la dirigenza del Liceo. “La scuola pubblica – scrive Maurizia – dovrebbe essere apartitica e non apolitica, invece mi sembra il contrario. Si favorisce un partito all’interno di una scuola Pubblica (invitare il capo di un movimento politico sotto elezioni Europee, insieme al sottosegretario all’istruzione dello stesso partito, per me si definisce favorire) ma non sono consentite contestazioni e nemmeno semplici interventi da parte degli studenti. In sostanza – riassume la studentessa – ci hanno detto: io invito nella TUA scuola chi dico io, tu ascolti e stai zitto senza fiatare. Ci hanno impedito di esprimerci, altrimenti ne pagheremo le conseguenze, ci abbassano i voti, dicono. E le libertà degli studenti? Dov’è il diritto di opinione?”, aveva chiesto la studentessa.
Maurizia avrebbe voluto rivolgere al ministro un paio di domande sulle condizioni dell’edificio in cui va a scuola e sul progetto di alternanza scuola – lavoro.
“La invito, una mattina, a procrastinare i suoi impegni e venire con me a farsi un giro nella sua città. La porto a vedere – l’invito di Maurizia al ministro – in che condizioni sono le nostre scuole, gli studenti costretti a fare lezione con le coperte, anche quelli che la scuola, nonostante sia pubblica e idealmente gratuita, non se la possono permettere. Poi le mostrerò gli studenti dei Licei durante le attività alternanza scuola-lavoro; lei che verrà a firmare la proposta di alternanza al MISE forse non sa che molti di noi qui a Pomigliano la facciamo alla Fiat, il grande marchio che licenzia i nostri padri per permettere a noi di essere sfruttati”, sottolinea e conclude: “Comunque, caro ministro, vicepremier, ex-alunno, concittadino Di Maio, ci vediamo lunedì a scuola, mi perdonerà se non le parlerò e non le dirò tutto questo di persona ma me l’hanno impedito, dall’alto quelli della sua scuola”.
Alla fine però Di Maio gli studenti li ha voluti incontrare in privato, e ha incontrato anche Maurizia. Li ha ascoltati, ha preso nota, e ha promesso che si terranno “in strettissimo contatto”. Il preside, Domenico Toscano, esclude “minacce agli studenti. Ho chiesto solo di mantenersi nel solco della civiltà. E comunque le polemiche fanno crescere”.