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LUIGI DI MAIO TARTASSATO DAGLI STUDENTI DI HARVARD

È stato pepato il dibattito che ha visto protagonista Luigi Di Maio alla prestigiosa Harvard University quando in Italia erano notte fonda. Il leader del Movimento 5 Stelle nonché vicepresidente della Camera scrive Stefania Patti su America24 ha dovuto rispondere a domande incalzanti del pubblico riunito a Cambridge (Massachusetts) per partecipare a un evento intitolato “Capire il Movimento 5 Stelle e il ruolo della democrazia diretta in Italia” e organizzato da ‘Yes Europe Lab’, un laboratorio di azione civica paneuropeo che non è parte del framework istituzionale di Harvard ma che è stato creato da europei che frequentano l’ateneo.

E infatti, ancora prima di iniziare, il moderatore ha spiegato che Harvard ha ricevuto varie proteste per avere ospitato un personaggio visto come una minaccia per l’Europa: “E’ importante coinvolgere anche chi ha punti di vista molti diversi dai nostri. Abbiamo spesso speaker dal centro-sinistra, qualche volta anche dal centro-destra ma un populista considerato di destra, non lo abbiamo mai avuto”, ha spiegato dando il benvenuto a Di Maio.

Non vogliano distruggere Europa, ma euro non è Ue
A un giovane che lo ha accusato di “minacciare non solo l’Europa ma anche la mia identità” e di “giocare con il fuoco” rischiando di diventare il “David Cameron d’Italia che ha distrutto l’Ue per via della politica italiana”, Di Maio ha risposto che il M5S “non ha intenzione di distruggiarla ma anzi di riportarla ai suoi valori fondativi, di portarla verso un’Europa dei cittadini che significa un’Europa che inizia a interessarsi dei livelli di povertà delle famiglie, dei livelli di disoccupazione e non solo della politica monetaria”.

Ricordando che il referendum sull’euro fa parte del programma del Movimento dal 2013 e che può essere “indetto attraverso una legge costituzione che avrà bisogno di circa un anno per la sua approvazione”, Di Maio ha immaginato di essere al governo, di avviare un “ampio dibattito nel Paese prima della votazione”, di “sederci a tutti i tavoli europei possibili per salvare l’Ue provando a cambiarla, soprattutto nei suoi parametri economici che oggi sotto il nome dell’austerity stanno impoverendo soprattuto i Paesi del Sud”. Per lui “chi pensa che discutendo di euro si uccide l’Unione europea, sta sostenendo che l’Unione europea è l’euro”. Per Di Maio non è così. “Io penso sia molto di più” e in quest’ottica ha invitato a “creare un euro democratico; poi i singoli Paesi decideranno cosa fare”.

Stando a Di Maio “deve essere tutta la governance europea a farci cambiare idea su questo tema. Vogliamo essere ascoltati ed è anche per questo che portiamo avanti il referendum sull’euro, perché vogliamo essere ascoltati come Paese”.

M5S accusato di essere come gli altri partiti
A una ragazza che ha fatto notare a Di Maio come nel suo discorso di apertura abbia presentato un Movimento 5 Stelle simile ad altri partiti italiani, cosa per lei rincuorante, lui ha risposto: “In Italia il paradosso è che ormai tutte le forze politiche dicono ormai le stesse cose. La differenza la fa chi mette in pratica le cose che dice e su questo ho ascoltato fin troppo, per anni, le stesse proposte. Adesso faccio parte del Movimento perché non attribuisco credibilità alle proposte fatte negli anni”.

M5S accusato di non essere ‘istruito’
Nel dibattito è intervenuto anche un medico con all’attivo sei anni di università, cinque di specializzazione e altri due di ulteriore specializzazione: “Non accetto che i politici e questo partito sia fatto da persone con un’istruzione molto bassa come lei [Di Maio], che non ha finito l’università ma che parla di eccellenze universitarie”, ha tuonato.

Il leader del Movimento 5 Stelle ha risposto facendo subito una premessa: “Ognuno può avere le sue opinioni al di là del titolo di studio”. Poi ha spiegato di “essere uno di quelli che rappresenta una forza politica che voleva avere più tempo per formarsi, per crescere, per provare a governare questo Paese; ma visto che gli esperti, quelli preparati, lo hanno ridotto in queste condizioni, non ha tempo per riuscire ad organizzarsi con lentezza. Per questo molti di noi hanno lasciato quello che facevano e hanno deciso di impegnarsi in prima persona per cambiare le cose. Ci riusciremo? Non lo so. Di certo io, gli esperti li ho visti già all’opera e abbiamo visto in che condizioni è l’Italia”.

Di Maio non è disposto ad accettare che lui e il suo partito siano “considerati una forza politica che non ha preparazione; può non avere esperienza; non ci siamo da molto tempo nelle istituzioni ma è nostro obiettivo coinvolgere le migliori risorse del Paese e metterle al servizio di un progetto comune”. Per questo si è rivolto a “tutti quelli che vogliono darci una mano, tutti quelli che vogliono provare a cambiare il nostro Paese, tutti quelli che hanno una propria storia personale e accademica”. A loro ha detto: “Venite a darci una mano”. Perché secondo lui, quello di cui fa parte “è un movimento che vuole provare a cambiare le cose con le migliori risorse della nostra nazione”.

E rivolgendosi al medico, in tema di vaccini di Maio ha spiegato che “in Italia sono obbligatori per legge, noi non abbiamo nessuna intenzione di cambiare le cose ma vogliamo promuovere l’informazione”.

Si alla Nato ma no all’aumento della spesa militare
A chi gli ha chiesto un commento sulle basi americane sul suolo italiano, Di Maio ha risposto che Italia e Usa sono Paesi “alleati” ma il M5S chiede un “rapporto di reciprocità che possa essere leale e corretto”. Perché se da un lato “non vogliamo uscire dalla Nato”, dall’altro “non siamo d’accordo ad aumentare la spesa militare che ha chiesto [il presidente americano Donald] Trump”. Quanto all’Afghanistan, Di Maio è per il ritiro delle truppe: “Non siamo contro interventi all’estero ma devono essere di peacekeeping”.

Crisi migranti? Una pentola a pressione che esploderà
In tema di immigrazione, Di Maio ha spiegato che l’Italia “sta pagando il costo più alto” della crisi. Il suo partito punta a “riuscire ad affrontare la questione insieme all’Ue”. Anche perché “per evitare tragedie in mare, sarebbe anche più logico che l’Europa istituisse nelle zone del Nord Africa dei punti in cui queste persone possano fare richiesta di asilo europeo”. E soprattutto perché “la pentola a pressione continua a ingrossarsi nelle nostre città e periferie e prima o poi esploderà”.

Un boom economico non è in vista
In merito alla fuga di italiani all’estero in cerca di migliori opportunità, Di Maio punta a “rimettere al centro gli investimenti e il sostegno al reddito”. Ma ha avvertito: “Non possiamo pensare che tutti coloro che stanno emigrando e i giovani in patria disoccupati possano trovare lavoro nel giro di pochi anni. Non siamo di fronte a un boom economico, non è in vista. Ci devono essere politiche pubbliche oculate che sulla lunga distanza devono arrivare a reimpiegare il lavoro giovane”.

In un dibattito sulla democrazia diretta, di Maio ha voluto chiarire che essa “non significa che ognuno propone quello che vuole e che ha nel suo libro dei sogni. E’ la responsabilità di una forza politica di direzionare un processo di democrazia diretto verso la concretezza e la fattibilità”. Secondo lui è il M5S a poterlo fare. Magari l’anno prossimo.