Il 10 maggio scorso, attraverso un video pubblicato sul suo blog, Beppe Grillo annunciava la scelta del Movimento Cinque Stelle di devolvere un totale di 425 mila euro al Comune di Mirandola; una delle zone più fortemente colpite dal sisma del maggio 2012. Soldi raccolti attraverso donazioni volontarie durante la campagna elettorale che ha visto il M5s guadagnare oltre otto milioni di consensi alle urne.
Un anno dopo, mentre Mirandola sta ancora costruendo sulle macerie lasciate dal terremoto, i risultati delle elezioni europee mostrano – in tutta Italia – un forte calo di adesioni per il Movimento di Beppe Grillo. Tre milioni di elettori in meno in tutto il Bel Paese. Risultato che l’ex comico genovese accetta con apparente autoironia, ma al quale i sostenitori pentastellati non si arrendono. Parlano di trucchi e complotti. Organizzano riconteggi online perché «le piazze Cinque Stelle erano piene, quelle del Pd vuote». Fanno calcoli su calcoli («ma se 40+20 fa 60, come è possibile che siano andati a votare il 58 per cento degli italiani?») e analizzano grafie («quattro schede con la stessa calligrafia, vi dico» «ma stessa grafia nelle preferenze o nella “x”?»). Accusano il partito di Matteo Renzi di essersi servito del “voto di scambio” e parlano degli italiani come di una massa di pecore che si vende per 80 euro.
E i cittadini di Mirandola che i Cinque Stelle hanno aiutato perché loro «sono diversi dal politicume»? Qualche grillino deve essersi posto questa domanda la scorsa notte, perché ad ora i pentastellati non parlano d’altro che di farsi restituire quei 425 mila euro. Il Comune di Mirandola, non solo ha fatto vincere il Partito Democratico con uno schiacciante 53,24% (con un calo per il M5s pari al -48 per cento) ma ha anche scelto come suo sindaco Maino Benatti – candidato Pd – relegando il candidato Cinque Stelle ad un misero 11 per cento, terzo dopo il forzista Antonio Platis. Accusano quindi Matteo Renzi di aver comprato con ottanta euro quel 41 per cento, e al contempo lamentano di non aver ottenuto un “voto di scambio” dal Comune di Mirandola. Perché se quella altrui è “prostituzione” quella che Mirandola ha negato al Movimento è “gratitudine”. Il grillino Luigi di Leo azzarda persino che se il paesino «è stato colpito dal sisma un motivo c’è».
Il grido social attualmente è uno solo: «ridateci i soldi». 425 mila euro rubati da «cialtroni arraffoni che piangono il morto per fregare il vivo». Denaro che sarebbe stato speso meglio «a mignotte», che il Movimento si sarebbe dovuto tenere. Alcuni vorrebbe addirittura «andarseli a riprendere quei soldi», perché se votano Pd allora si meritano «le case inagibili» e magari anche di «esser presi a sberle». Non c’è altro da dire se non vergogna.