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M5S, FIRME “RICOPIATE” A PALERMO CI SAREBBERO NUOVI TESTIMONI

m5s-firme-palermoSarebbe a una svolta l’inchiesta sulle presunte firme false delle liste per il comune di Palermo del M5S presentate nel 2012, dopo che la deputata regionale Claudia La Rocca, avrebbe svelato dettagli relativamente ai fatti oggetto delle indagini. Secondo indiscrezioni anche un altro esponente pentastellato avrebbe fatto delle rivelazioni in merito alla vicenda. Il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Dino Petralia e la pm Claudia Ferrari si sono riuniti per decidere le prossime attività investigative.

Dopo l’esame a sommarie informazioni di una serie di testimoni e gli interrogatori di due attivisti che avrebbero ammesso i falsi, tirando in ballo altri esponenti del movimento coinvolti, dovrebbero essere disposti, per la prossima settimana, gli interrogatori degli altri indagati. A svelare dettagli sul caso sarebbe stata la deputata regionale Claudia La Rocca. Non si conosce, invece, il nome dell’altro pentastellato che ha deciso di parlare con gli inquirenti.

Nuovi avvisi di garanzia pronti a partire, interrogatori dalla settimana prossima, audizioni di testimoni che andranno avanti in questi giorni alla ricerca di riscontri che sono sempre più abbondanti. Svolta nell’inchiesta sulle firme false, ricopiate da esponenti e attivisti del movimento di Beppe Grillo, dopo che era emerso un errore materiale che avrebbe potuto compromettere la presentazione della lista alle elezioni comunali di Palermo, nel 2012.

Il “pasticciaccio brutto di via Sampolo”, dal nome della strada del capoluogo siciliano in cui si trovava la sede del comitato grillino, rischia di travolgere anche il candidato sindaco di quattro anni fa, Riccardo Nuti, e il suo gruppo. Adesso non ci sono solo le accuse di Vincenzo Pintagro, uno dei testimoni di quella notte, già querelato da Nuti e dai suoi, dopo le rivelazioni fatte alle Iene di Italia 1.

Le accuse ora arrivano dall’interno: la deputata “pentita” si e’ presentata dal procuratore aggiunto Petralia e dal pm Ferrari con l’idea di confessare e difatti, quando i magistrati l’hanno informata che stava rendendo dichiarazioni “autoindizianti”, lei ha deciso di proseguire l’interrogatorio in presenza dell’avvocato Valerio D’Antoni, che attendeva fuori dalla porta. Le ammissioni e le indicazioni di una serie di persone si uniscono e spesso combaciano con quelle rese da Pintagro e da un altro attivista, la cui identità è ancora riservata, che si sarebbe limitato però ad ammettere responsabilità proprie: rischiano comunque almeno in trenta, mettendo assieme gli elementi in mano ai pm.

La posizione della deputata regionale Claudia La Rocca si sarebbe trasformata da testimone a indagata.

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Fonte: Italia Oggi