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M5S, LA MINACCIA DI CASALEGGIO: “PORTO TUTTI IN TRIBUNALE”

Nel M5S è scontro totale. E i parlamentari chiedono a Grillo di riprendersi il simbolo. L’ultimo diverbio dopo l’intervento del figlio del fondatore sul Blog delle stelle.
«Li porto tutti in tribunale». Davide Casaleggio ha pronunciato più volte nelle ultime settimane queste parole. E non lo ha fatto solo lui. Anche Enrica Sabatini, suo braccio destro e numero due dell’Associazione Rousseau, l’ha comunicato a uno dei pochi parlamentari che mantengono un contatto diretto con il figlio del fondatore, ormai in guerra aperta con gli eletti del M5S.
Casaleggio jr sarebbe intenzionato, racconta La Stampa, ad arrivare fino in tribunale se la lite con deputati e senatori non dovesse risolversi con un compromesso. In ballo ci sono i finanziamenti – a partire dai 300 euro che i parlamentari sono tenuti a versare a Rousseau, l’associazione che gestisce la piattaforma – ma c’è soprattutto l’uso del simbolo, del Blog delle Stelle, e più profondamente il senso ultimo del Movimento.

L’ultimo scontro è sul Blog delle Stelle: di chi è, cosa rappresenta, chi può scriverci sopra. Più volte i parlamentari hanno accusato Casaleggio di farne un uso privato. Come, a loro avviso, ha fatto domenica, lanciando il suo j’accuse contro la voglia di diventare partito dei grillini. All’imprenditore ha risposto il comitato di garanzia, dove siede il reggente Vito Crimi, con un comunicato in cui di fatto si dava a Casaleggio dell’abusivo, per la strumentalizzazione arbitraria del sito vetrina del M5S. Il comunicato è stato pubblicato sulla pagina Facebook del M5S, non sul blog, dove l’indomani – ieri – il presidente di Rousseau è tornato a farsi sentire: «Si precisa che il Blog delle Stelle (come riporta anche la privacy policy del Blog) è il blog ufficiale sia del M5S che dell’Associazione Rousseau. Davide Casaleggio, in quanto presidente dell’Associazione Rousseau, è pienamente titolato a pubblicare i suoi articoli sul Blog». Siamo a un passo dalle comunicazioni tra avvocati. E Casaleggio è pronto ad arrivare davanti a un giudice per far rispettare questa clausola come anche il contratto che impone agli eletti 300 euro di contributo. È un divorzio che logora ogni residua speranza di risollevare un Movimento a pezzi. Persino Nicola Morra, seppur critico con la gestione privatistica di Rousseau, è arrivato a sostenere la tesi di Casaleggio, dichiarando di essere pronto ad andarsene se il M5S dovesse trasformarsi in un partito tradizionale. Ieri ci ha provato Luigi Di Maio a sollevare gli umori festeggiando le vittorie in un pugno di comuni, tra i quali la sua Pomigliano, dove è in corso di sperimentazione l’alleanza con il Pd. Per il ministro, fino a metà agosto contrario alle intese con i dem, è la prova che è la strada da seguire. Ma soprattutto è un (piccolo) successo che può sventolare contro Alessandro Di Battista e Casaleggio jr.
Sul presidente di Rousseau Di Maio è prudente, è il primo a temere le cause, perché conosce il complicato marchingegno alla base dello statuto fondativo dell’Associazione M5S, dove lui e Davide risultano soci fondatori. Uno statuto che consegna nelle mani di Casaleggio un potere enorme. È il motivo per cui i deputati stanno studiando un modo per riscriverlo. Alcuni di loro sono tornati a farsi sentire con Grillo. Gli hanno chiesto di riappropriarsi del simbolo che il comico ha lasciato in comodato d’uso a Casaleggio Jr. Così, sostengono, si potrebbe ripartire daccapo, con nuove regole e una piattaforma open source studiata da hacker ed esperti informatici, che verrebbe gestita dagli organi interni al M5S. Resta però un punto interrogativo: cosa farà Grillo.