“In tempo di federalismo non c’è più spazio per l’enfatizzazione delle differenze e per ribadire continuamente il concetto di autonomia. E’ invece imperativo fare ricorso a tutte le possibili iniziative che consentano ai territori di svilupparsi lavorando in sinergia tra loro per fare massa critica e creare sviluppo e crescita socio-economica”.
Il Molise riparta da questa frase di Michele Iorio, Presidente della Regione, per superare e ridisegnare i confini. Un’occasione che non va persa e che potrebbe non ripresentarsi. Si abbandonino, una volta per tutte, i localismi, i campanilismi, i provincialismi, quelle particolarità che qualcuno vuole far passare come risorsa ma che, invece, si è scoperto un fallimento.
Macroregione? Si, grazie. Perché le parole d’ordine oggi devono essere: superare e rimodellare i confini. Essere regione, per il Molise, non può considerarsi più una risorsa ciò che invece si è svelato come una sciagura: le tasse più alte d’Italia, inefficiente qualità dei servizi, un debito sanitario insopportabile, tessuto produttivo che si va estinguendo e prospettive di sviluppo praticamente inesistenti. Solo l’unione con Marche e Abruzzo, con 3 milioni di abitanti questo territorio avrà la possibilità di ripartire e non le fantasiose proposte di Molisannio, Apuania, Molisangro o Molidaunia che aggraverebbe ulteriormente la già critica situazione socio-economica.
Certo, tante possono essere le resistenze alla nascita di questa unica macroregione. Scomparendo le attuali esistenti regioni, si perderebbero poteri, clientele, assessorati, consiglieri, apparati.
Nel 1980, Tullio De Mauro, intervistato da II Settimanale sulla legittimità etno-storica dei confini attuali delle regioni italiane, affermava: “E nel centro-sud che i confini pensati nell’800 non hanno più senso comune… il Lazio, per esempio, è una Regione totalmente inventata, fatta con un pezzo di Toscana, un pezzo di Abruzzo e un pezzo di Campania (…). E’ un fatto… che il Molise è una Regione del tutto artificiale”.
Solo in presenza di una decisa prospettiva di adesione alla macroregione è possibile ipotizzare una maggioranza, in Consiglio regionale, che comprenda tutte le forze politiche presenti, che superi anche eventuali elezioni anticipate ma al solo fine di preparare, insieme ad Abruzzo e Marche, le future elezioni alla più larga Assemblea costitutiva.