Roberto Fico smentisce di essere a capo di una fronda: “non ci saranno mai correnti interne” dice alludendo all’alleanza che avrebbe stretto con i presunti anti-dimaiani: Carla Ruocco, Roberta Lombardi, Carlo Sibilia solo per citarne alcuni. E assicura, “il movimento rimane leale a se stesso, tutto il resto sono chiacchiere da bar”.
Ma Fico non è il solo a doversi difendere dalle “rivelazioni” del libro “Supernova”. La pubblicazione, ieri mattina su La Stampa , dell’ ultimo capitolo di Supernova , il libro di Nicola Biondo e Marco Canestrari (due ex importanti collaboratori, con vari ruoli, di Gianroberto Casaleggio) in uscita tra due mesi ha provocato una giornata di panico purissimo.
Grillo e Davide Casaleggio venerdì hanno riconfermato la fiducia a Di Maio, mostrandosi in terzetto vicinissimi al funerale di Dario Fo (c’ è un patto tra Di Maio e Davide, dal quale Grillo non sembra in grado di prescindere, va dicendo “Luigi deve solo abbassare un po’ le penne, ma dobbiamo tenere lui”). Nondimeno è altrettanto vero che i malumori dei parlamentari ormai tracimano, vengono esposti ai quattro venti.
Di Maio non solo risulta come l’obiettivo di questa ‘ribellione’ degli ortodossi ma viene attaccato anche per il suo eccessivo protagonismo che sarebbe documentato dalle spese rendicontate dal parlamentare sull’apposito sito dei 5 Stelle. Circa 100 mila euro in tre anni che i suoi avversari “leggono” come la testimonianza della volontà di costruire e foraggiare una sua corrente. Il vicepresidente della Camera si difende: non solo si tratta di “spese trasparenti” ma, sottolinea, “rinuncio al doppio stipendio, alle spese di rappresentanza, all’auto blu, al telepass gratuito, alle spese di tipografia e al cellulare di servizio”. Quanto agli eventi sul territorio, quelli finiti sotto la lente di Supernova, “in alcuni casi non me li faccio rimborsare e in altri non sono rimborsabili”. E “faccio anche risparmiare al Cerimoniale alcune spese che in passato ho pagato direttamente con i miei rimborsi” spiega. Nonostante le smentite, tuttavia, il malumore che serpeggia a stento viene tenuto sotto silenzio mentre si organizzano anche le file degli attivisti espulsi e dissidenti (un nuovo meet up si sta creando a Roma). E il Pd si inserisce per sferrare un nuovo attacco ai 5 stelle.
Il vicepresidente 5 Stelle della Camera è nel mirino per tante ragioni. Innanzitutto perché in questi mesi si è fissato un’ agenda personale di incontri con lobby, poteri, grandi imprese, ambasciatori, per nulla concordati dentro il Movimento (anche altri del direttorio non ne sapevano nulla). Incontri di rassicurazione nei quali promette che, se andrà a Palazzo Chigi, non farà un governo infarcito di cinque stelle, ma anzi, si servirà di grand commis, garanzia per il sistema. I parlamentari, che queste cose le hanno sapute sempre in un secondo, fino a poco tempo fa abbozzavano, ora non più. “Era questo il Movimento che volevamo?”.
Alcuni parlamentari pentastelati iniziano a criticare pubblicamente la deriva “leaderista” del M5s. Lo fanno, ad esempio, le senatrici Elisa Bulgarelli e Paola Nugnes. Segno che la rivolta è tutt’altro che sedata nonostante la recente visita di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio a Roma. A Milano, secondo indiscrezioni, reggerebbe la ‘blindatura’ di Di Maio necessaria per avere un candidato spendibile nel caso in cui l’esito del referendum dovesse costringere Renzi ad un passo indietro. Grillo ha promesso di tornare presto a Roma ma a questo punto nessuno si stupirebbe se il metodo soft del convincimento dovesse alla fine essere abbandonato.