MILANO DI CENTROSINISTRA HA LA GIUNTA, I GRILLINI A ROMA NON ANCORA

A Milano il neo sindaco di centrosinistra Beppe Sala – voluto dal segretario del PD Matteo Renzi – ha presentato la sua giunta il 26 giugno scorso. 12 assessori, sette uomini e cinque donne, già operativi. Il primo appuntamento al quartiere del Giambellino. Una delle periferie difficili di Milano, che attende un piano di riqualificazione da 85 milioni di euro, lo stesso luogo in cui fu contestato durante la campagna elettorale.

Virginia Raggi prima sindaca 5 Stelle di Roma, ad oggi, non ha nominato i suoi assessori. Possibile ci voglia tutto questo tempo? Intanto gli elettori del Movimento Cinque Stelle appaiono spiazzati dall’inattesa lentezza.

A bloccare tutto sono le faide interne al M5s che predica calma e smentisce i racconti che voglio il “non partito” in questa fase muoversi secondo le logiche del più classico dei tanto odiati partiti politici.

Da mesi ormai è in atto una lotta tra due gruppi all’interno del M5s. Da una parte quello che chiameremo, per semplificare, il “gruppo Raggi” o “Raggio magico”. Dall’altro, il “gruppo Lombardi” capeggiato a Roma da Marcello De Vito. Una faida iniziata prima delle comunarie, proseguita durante la campagna elettorale e che vede oggi, con i primi passi del movimento in Campidoglio, giocarsi il terzo round. Il risultato è, appunto, lo stallo nella formazione della giunta che vede da un lato una Raggi provare, mostrando un inaspettato carattere, ad essere autonoma nelle nomine e nelle scelte. Dall’altro l’ala più dura del direttorio provare, conscio dell’importanza della partita romana per il futuro del Movimento, a “proteggere” la neo sindaca, suggerendo nomi e passi da fare. Ognuno però non vuole darla vinta all’altro ed ecco che lo stallo è totale.

La violenza dello scontro è esplosa sui giornali. Su Il Fatto Quotidiano, a firma di Marco Lillo, è stato pubblicato un dettagliato articolo in cui si da conto di un dossier, messo in piedi, secondo il quotidiano di Marco Travaglio, per boicottare, con riunioni segrete e presunti reati commessi, Marcello De Vito. Un piano riuscito che ha avuto tra le tappe fondamentali il passo indietro di Daniele Frongia, figura centrale del Raggio magico, durante le comunarie e il decisivo passaggio di voti alla vincitrice. Raggi che fa fuori De Vito, con le “buone” o con le “cattive”, e per questo sindaco secondo la lettura implicita de Il Fatto. Il diretto interessato ieri ha smentito: “Sono ricostruzioni giornalistiche che raccontano fatti in maniera ingigantita e travisata. Ci sembra che si voglia ostacolare l’attività del M5s per una buona amministrazione di Roma. Pensiamo ai problemi veri della città”.

Ma non c’è solo il Fatto Quotidiano e non c’è solo una lettura anti Raggi dei fatti. Sempre ieri, su La Stampa, un altro articolo ha raccontato una sindaca autonoma, troppo autonoma e per questo da mettere sotto controllo. Qui si dà conto infatti delle resistenze alla nomina di Augusto Rubei a portavoce. Motivo? Troppo vicino al “raggio magico”, troppo poco controllabile e, si lascia intendere dall’articolo, troppo bravo e quindi possibile fonte di successo autonomo per la Raggi. Due articoli, due visioni diverse, due colpi di cannone sparati da due trincee diverse che però, messi insieme, fotografano perfettamente il clima di guerra tra correnti tra i grillini.

Due articoli arrivati all’indomani delle critiche, stavolta esplicite, della Lombardi sulla nomina dell’alemanniano Marra e dopo la freddezza della Taverna sulla stessa vicenda. “Ho letto anche io di questi suoi incarichi precedenti”, ha dichiarato la Lombardi a Radio2. “Ora capiremo se è stata una nomina ponderata, ci sarà un approfondimento. Abbiamo anche l’umiltà di dire che, se facciamo dei piccoli errori, li rimediamo subito”. E a 36 ore da quelle dichiarazioni, con i dossier esplosi sui giornali e una Raggi finita nel fuoco nemico del Pd, è proprio la nomina di Marra a vacillare. L’ex dirigente alemanniano potrebbe infatti saltare, sancendo la vittoria della Lombardi e una tregua che potrebbe spianare la strada alla nomina della giunta. Sembra che Grillo e Casaleggio abbiano imposto alla Raggi di revocare l’ordinanza di Raffaele Marra, come vicecapo di gabinetto vicario. “E così sarà”, ha assicurato la “sindaca”.

Nel mirino però c’è anche Daniele Frongia, soprattutto dopo le smentite da parte di Cantone. Su questo fronte però dagli ambienti M5s non arrivano conferme circa un suo possibile avvicendamento. Una doppia voragine, quella che si aprirebbe con i passi indietro su Frongia e Marra, che costringerebbe a nominare dei dirigenti per portare avanti l’ordinario. Inoltre, un passaggio da tenere d’occhio per capire come evolverà il baricentro del potere all’interno del Movimento, è quello relativo alla nomina del portavoce: sarà Rubei, come vuole la Raggi, o si pescherà nel gruppo di Rocco Casalino, come vorrebbe il direttorio?

Che il momento sia delicato lo conferma anche il diretto interessamento di Luigi Di Maio, figura istituzionale del Movimento, di solito lontano da queste voci: “Tutto quello che sto leggendo sulla stampa e che coinvolge pure me, ha qualcosa di fumettesco. Questa è la capitale d’Italia stiamo scegliendo una giunta di persone competenti. non siamo come i partiti che si spartiscono le poltrone già prima di arrivare alle elezioni”. Quindi la promessa: “Il 7 luglio ci sarà la giunta”.

Al momento i nomi certi restano quattro: Paolo Berdini all’Urbanistica, Andrea Lo Cicero alla Qualità della vita, Paola Muraro all’Ambiente e Luca Bergamo alla Cultura.

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Fonte: Roma Today