Il senatore Albrto Airola, storico attivista M5S e ancora di più No Tav, aveva rilasciato dichiarazioni battagliere dopo l’annuncio del Presidente Conte a favore della dell’alta velocità Torino-Lione. «Le mie dimissioni sarebbero obbligate», aveva affermato all’agenzia di stampa Adnkronos.
A freddo intervistato da Gabriele Guccione per il Corriere della Sera diventa più conciliante:
«A dimettersi dovrebbero essere tutti gli altri 5 Stelle, non io che sono rimasto coerente».
Senatore Airola, che cosa farà adesso?
«Avevo promesso che mi sarei dimesso se la Tav fosse passata. Non era un ricatto, l’avevo detto d’impeto…».
E dunque si dimetterà?
«Dipende, valuterò nei prossimi giorni».
Da che cosa dipenderà?
«Qualcuno mi ha fatto notare che se mi dimettessi ora non conterei più nulla, invece bisogna restare in Parlamento per continuare a osteggiare quest’opera inutile e dannosa. E, in fondo, penso pure un’altra cosa…».
Che cosa?
«A dimettersi dovrebbero essere tutti gli altri 5 Stelle, non io che sono rimasto coerente».
Di Maio ha ribadito la sua contrarietà al super-treno e ha chiesto che siano le Camere a esprimersi col voto.
«Di Maio ha fatto una dichiarazione pilatesca. Sa benissimo che in Parlamento non abbiamo i numeri per bloccare l’opera. Dovevamo prima di tutto risolvere la questione tra di noi, con il nostro contraente, la Lega».
Nel contratto di governo c’era scritto che l’opera andava ridiscussa, non bloccata…
«Ma questa ridiscussione non è stata sufficiente. E Di Maio non può pensare di lavarsene le mani».
E il premier Conte?
«In questi mesi ho scritto una valanga di email a Conte, per spiegargli come sospendere l’opera davanti alla conferenza intergovernativa; ancora oggi (ieri, ndr) gliene ho mandate cinque. Ho stima di lui, ma è stato malconsigliato, altrimenti non direbbe che il Tav adesso costerà meno e che, se non si dovesse fare, l’Italia perderebbe dei soldi. L’Europa ha promesso più fondi, ma non ha ancora firmato niente. E di penali non ce ne sono».