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TORINO, ESPULSI 5 STELLE ACCUSANO: QUI COMANDA UN GRUPPO SEGRETO

m5s-grillo-matteoderricoDopo le regionali hanno cominciato a nascere i “gruppi segreti”. Così li chiamano nel mondo underground del Movimento 5 stelle. Nessuno che non sia ammesso può partecipare e leggere i contenuti, scrive Sara Strippoli su la Repubblica.

Dentro si dialoga animatamente, a volte ci si insulta minacciando querele. Sono ammessi quelli che dovrebbero essere i più motivati del Movimento 5 stelle, il gruppo pensante, i più dinamici: sono circa 160 nel gruppo attivisti e attiviste di Torino. Ma dalla rete segreta stanno cominciando le fuoriuscite: qualcuno è esasperato da toni e insulti, altri vengono “bannati”, come si usa dire in gergo. Improvvisamente sparisce.

E’ capitato a Manola Gozza, messa fuori ad aprile del 2015. Le ragioni? Lei la racconta così: «Ero andata fuori Italia e quando sono tornata semplicemente non c’ero più. Ho chiesto ripetutamente spiegazioni a Marina Commisso e Gianni Limone del gruppo comunale che allora erano “amministratori”, ovvero quelli che autorizzano l’ingresso nel gruppo e controllano i contenuti. Nulla, non ho capito. In un riunione successiva del gruppo segreto ho chiesto spiegazioni. C’erano tutti, dal consigliere Davide Bono a Chiara Appendino e il marito. Sguardi bassi, nessuno ha risposto. Poi mi hanno preso da parte e mi hanno fatto capire che frequentavo gente non troppo gradita e avevo messo un “like” ad un progetto sottoscritto da Eleonora Bechis, uscita dal Movimento, e dalla deputata Giulia Sarti. Un progetto di volontariato che si chiama “Un sacco di vita”». Fuori per un “like”? Cosa succede nel Movimento 5 stelle piemontese? Il fiume del dissenso è in piena: si denunciano espulsioni, la presenza di dossier, si dice che le «regole non ci sono e cambiano ad hoc quando si va al voto» e che ci sono «eletti che non dovrebbero avere il ruolo di “organizer” ma che invece organizzano e coordinano ». Mentre a Napoli sono state espulsi attivisti perché i gruppi segreti al nazionale non piacciono «qui in Piemonte sono ammessi e si diffondono». Il paradosso è che al gruppo segreto si risponde con “sotto-gruppi segreti” di dissenso a cui partecipano anche membri del gruppo ufficiale. Roba da film.

Da Torino mesi fa è partita una lettera indirizzata a Beppe Grillo in cui si segnalano casi e fatti. L’ha firmata Margherita Cardone, insegnante di matematica e fisica in pensione di 71 anni ed attivista da sempre, uscita volontariamente dal “direttivo” perché «indignata dal comportamento verso Manola Gozza e la decisione di andare per avvocati per uno scambio piuttosto duro con un attivista all’interno del gruppo segreto». Tre pagine in cui si racconta persino delle dichiarazioni sulla presenza di dossier sugli attivisti. «Come me, altri, anche alcuni eletti, hanno cominciato a criticare questo atteggiamento prevaricatore. Così hanno deciso di inventarsi un altro sistema facendo riunioni a porte chiuse per isolare quelli che facevano domande ed esprimevano critiche». A Torino, incalza Cardone «gli attivisti sono utili solo se offrono bassa manovalanza a bocca chiusa». A novembre dello scorso anno invia anche un sms a Roberto Fico: «Gli attivisti pensanti e onesti non possono più accettare la deriva autoritaria e costrittiva che stiamo subendo nel movimento piemontese. Possiamo documentare».

Fuori da Torino il clima è più sereno? Non pare proprio. A Nichelino Domenico Cuppari è stato espulso. Lui è architetto e ufficiale dell’esercito, in passato candidato sindaco e ora non più interesato al ruolo. Dopo la sospensione avvenuta il 18 gennaio 2016 perché avrebbe utilizzato su una pagina facebook il logo del Movimento, ha presentato ricorso al Comitato d’Appello nazionale dichiarando che a suo parere, e a parere di molti altri attivisti di Nichelino, la vera ragione dell’espulsione era invece «non consentire ad un nuovo meet-up “Nichelino in movimento-amici di Beppe Grillo” di poter presentare un candidato in antitesi a quella del gruppo locale». L’espulsione è datata 28 gennaio. Il resoconto di Cuppari della riunione che si è svolta l’8 gennaio a cui ha partecipato anche il parlamentare Ivan Della Valle rivela quanto sia forte il disagio: «Avevo accompagnato questi attivisti che volevano presentare una candidatura alternativa. Ma dopo molte discussioni Della Valle ha detto pubblicamente che si poteva andare alle primarie. Peccato che subito dopo noi siamo stati allontanati e in venticinque hanno votato la candidatura di Antonella Pepe. Pochi giorni dopo c’è stata la conferenza stampa». Ejlal Moughari, iraniano operaio specializzato, conferma e sintetizza quello che dice essere il clima: «Il metodo che usano è quello della supervisione. Loro vedono te e tu non puoi vedere loro. Le regole sono flessibili e dalle regole si esce quando si capisce che ci sono persone che possono mettere a rischio le poltrone del gruppo di potere». C’è pure lo strano caso di Lucia Pascalis, giornalista e attivista di Chivasso. Dopo una denuncia di alcuni consiglieri del Movimento contro ignoti per “sospetta violazione della corrispondenza e presunto reato di ricettazione”, nel 2013 a casa sua si presentarono i carabinieri. E’stata assolta il 16 febbraio.

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Fonte: la Repubblica