Lunedì la neo sindaca grillina di Roma si è presentata davanti al Consiglio comunale riunito per rendere pubbliche le linee programmatiche per la Roma a guida 5 Stelle.
Molte parti del programma della sindaca Virginia Raggi sembrano ripresi da altri programmi, oppure che gli estensori si siano «ispirati» ad altri documenti, scrive oggi Tommaso Labate sul Corriere della Sera.
«Roma Capitale è portatrice di una visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista che nella cultura occidentale ha trovato la sua massima espressione». Siamo alle prime righe del punto 4 («Tutela diritti degli animali e biodiversità») del capitolo 6 delle Linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale. È il programma con cui Virginia Raggi si è presentata lunedì al consiglio comunale di Roma, testo di cui hanno dato conto tutti i mezzi di informazione. Se negli anni Novanta eserciti di musicologi e periti di ogni tipo si divisero sull’ipotesi che la star planetaria Michael Jackson avesse copiato la sua «Will You Be There» dalla decisamente meno nota «I cigni di Balaka» del nostro Al Bano, sulla «visione biocentrica opposta all’antropocentrismo» del programma della Raggi dovrebbero esserci molti meno dubbi. Basta leggere alcune righe del documento finale di una vecchia conferenza programmatica della Federazione dei Verdi (proprio loro, il partito che fu di Pecoraro Scanio). In particolare queste: «Siamo portatori di una visione del mondo biocentrica che si oppone all’antropocentrismo che nella cultura occidentale ha trovato la massima espressione (…). Oggi, alla difesa di questi diritti (…) si aggiunge la lotta con lo specismo». Le prime righe sono di fatto uguali. Mentre lo «specismo» del vecchio documento dei Verdi si trasforma, nella versione Raggi, nell’aggettivo «specista» appiccicato all’«antropocentrismo» (presente, ovviamente, anche nel testo dei Verdi).
Con un’abbondante dose di generosità si potrebbe sostenere che è tutto un caso. Oppure che gli estensori del programma di Raggi si siano «ispirati» al vecchio documento dei Verdi, confinato in un sito web che nessuno monitora da secoli. Ma l’abbondante dose di generosità svanisce di fronte alla scoperta che il signor Tommaso Martelli, già candidato al consiglio comunale di Roma con la Lista Marchini, ha fatto quarantott’ore fa. Martelli, reduce da una campagna elettorale quasi integralmente concentrata sull’abbandono dell’Ospedale Forlanini, è anche uno di quegli esperti di comunicazione che mescola i tic del ragazzino «smanettone» a un’adulta competenza sulle nuove tecnologie. Non appena le linee programmatiche della Raggi sono state caricate sul sito del Comune di Roma, gli è venuta l’idea di prendere i brani più «tecnici» e infilarli nella stringa di ricerca di Google. Che cosa ha scoperto? Semplice. Che dei brani interi del programma illustrato dalla Raggi sono stati copiati da documenti già presenti sul web. Integralmente o in parte. Un po’ lo stesso scivolone in cui è caduta Melania Trump, sorpresa a saccheggiare un vecchio discorso di Michelle Obama.
A pagina 26, il punto 8.2.1 del capitolo dedicato a «Roma Semplice» contiene la stessa identica ricetta a cui arrivarono gli «Stati generali dell’informazione» contenuta in un recente articolo-manifesto facilmente consultabile sul sito dell’Agenda digitale. Un cambio qua, qualche correzione là e il gioco è fatto.
Il link dell’Agenda digitale dev’essere piaciuto assai all’estensore materiale del programma della sindaca di Roma. Tanto che anche il punto 8.2.2 delle linee guida di Raggi è identico — tranne tre parole, «nel suo ambito» — al testo presente sul web («L’amministrazione è chiamata, nel suo ambito, alla definizione di una politica industriale del territorio, individuando i settori strategici sui quali realizzare specifiche azioni di abilitazione»). Mentre pezzi del capitolo sulla «Smart city» sono stati «presi in prestito» da articoli, saggi o proposte già presenti sulla Rete e l’incipit del capitolo sullo sport risulta copiato dall’articolo 1 di un recente protocollo d’intesa sottoscritto dall’Anci e dal Coni. Anche in questo caso, con qualche piccolo aggiustamento. Ma i piccoli aggiustamenti sono sempre troppo piccoli rispetto alla grandezza della Rete. Di citazioni, brani copiati, spunti presi in prestito nel programma di Raggi ce ne sono altri e sono facilmente individuabili grazie a Google. Perché la Rete sa essere una risorsa. Ma la Rete, come dice Grillo, «non perdona». Mai.