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DALLE ELEZIONI REGIONALI A QUELLE POLITICHE: 1 SOLO COLLEGIO AL M5S IN SICILIA CON IL ROSATELLUM

Questo è ciò che emerge da un’interessante analisi a cura dell’Istituto Cattaneo che ha proiettato il voto siciliano di domenica scorsa alle prossime elezioni politiche. Che cosa succederebbe se gli stessi elettori siciliani congelassero le loro preferenze e votassero allo stesso modo anche a livello nazionale? Ebbene, succederebbe quello che il coordinatore azzurro sull’isola Gianfranco Miccichè aveva già previsto subito dopo i primi exit poll: «Vinciamo 22 a zero».

Che cosa succederebbe se gli stessi elettori siciliani che si sono recati ai seggi domenica scorsa per le elezioni regionali congelassero le loro preferenze e votassero allo stesso modo anche in occasione delle prossime politiche? Ovviamente, si tratta di un “se” molto impegnativo e improbabile, perché nel tempo che ci separa dalle prossime elezioni parlamentari molti fattori potrebbero cambiare. Anzi, sicuramente cambieranno. Tanto per cominciare, cambieranno i candidati, con la loro reti di consenso a livello locale e i loro diversi stili di comunicazione e conduzione della campagna elettorale. Allo stesso tempo, è probabile cambierà il tipo di proposta politica che verrà sottoposta agli elettori, con diverse coalizioni o formati partitici e, di conseguenza, diversi programmi. Naturalmente, muterà in parte anche l’elettorato, probabilmente aumentando – come già avvenuto in passato – di circa 500 mila votanti. Inoltre, cambierà il sistema elettorale e, di conseguenza, i comportamenti più o meno strategici degli elettori. Soprattutto, ed è l’ultimo elemento su cui vale prestare particolare attenzione, cambieranno parzialmente anche i confini dei collegi uninominali, rispetto a quelli utilizzati al Senato fino al 2001 e previsti dalla legge Mattarella. Fatte tutte queste necessarie premesse, che devono comunque essere tenute a mente come una nota di cautela nell’interpretazione di qualsiasi simulazione elettorale, l’Istituto Cattaneo ha proiettato il voto ottenuto a livello comunale dalle singole liste o coalizioni nelle elezioni regionali siciliane del 2017 all’interno dei collegi uninominali utilizzati in Sicilia fino al 2001. Solo in due casi, cioè per le città di Palermo e Catania (che prevedevano più di un collegio all’interno del territorio metropolitano), abbiamo considerato i dati in un collegio uninominale unico e più ampio rispetto a quelli originali. Un dato che, comunque, si potrebbe verosimilmente avvicinare al disegno finale dei collegi introdotti con la legge elettorale Rosato.

Ciò detto, quali potrebbero essere i risultati nei collegi uninominali siciliani alla luce degli esiti delle elezioni regionali? Come risulta palesemente dalla figura 1, il risultato si avvicinerebbe molto a  quella che i politologi americani definirebbero una landslide, cioè una vittoria schiacciante e omogenea sull’intero territorio. In pratica, tutti i collegi uninominali della Sicilia (tranne uno) sarebbero conquistati da un candidato della coalizione di centrodestra. Come sappiamo dalla storia elettorale siciliana, questo fenomeno non sarebbe affatto una novità: già in passato, ad esempio nelle elezioni politiche del 2001, i partiti di centrodestra conquistarono tutti i 61 collegi della Camera e del Senato assegnati alla Sicilia. A oltre quindici anni di distanza e con sistema partitico profondamente trasformato, la coalizione di Berlusconi e dei suoi alleati potrebbe ripetere un simile successo, solo con qualche piccolo arretramento.

A rompere l’assoluto predominio del centrodestra, non è il centrosinistra, per di più diviso al suo interno. È infatti il Movimento 5 stelle che riesce a strappare il collegio di Siracusa alla coalizione di centrodestra. Tra l’altro, come abbiamo precisato all’inizio, questa simulazione si basa sul voto alle singole liste o coalizioni che si sono presentate alle elezioni regionali del 2017 e sappiamo che, nell’intero territorio siciliano, la lista del M5s ha ottenuto un numero inferiore di voti (26,7%) rispetto a quelli raccolti dal suo candidato Presidente (34,7%). Quindi, con una diversa simulazione che prendesse in considerazione unicamente il voto ai candidati, la prestazione elettorale del M5s nei collegi uninominali potrebbe migliorare significativamente, senza però stravolgere il risultato generale in Sicilia.

Da questa prima simulazione, gli unici schieramenti che riuscirebbero ad ottenere seggi nei collegi uninominali sono il centrodestra e il M5s. Ai partiti di sinistra o centrosinistra, in parte a causa delle loro recenti divisioni e in parte per la loro storica debolezza elettorale in Sicilia, non spetterebbe alcun collegio. Ma che cosa succederebbe se il centrosinistra, a differenza di quanto accaduto nelle regionali di domenica, decidesse di presentarsi unito e compatto all’interno di un’unica coalizione?

Per rispondere a questa domanda, l’Istituto Cattaneo ha considerato le liste di sinistra (Cento passi per la Sicilia) e di centrosinistra (le quattro in appoggio a Micari) come un unico aggregato elettorale, ipotizzando l’esistenza di una coalizione di centrosinistra. Come mostra la figura 2, il quadro che emerge cambierebbe soltanto marginalmente, ma in alcuni collegi diminuirebbe il margine, o la competitiva. Specificamente, il centrosinistra riuscirebbe a conquistare un collegio uninominale (Sciacca) e, al contempo, potrebbe giocarsela – anche se attualmente da una posizione di minoranza – almeno in altri due o tre collegi(Trapani, Enna e nel territorio di Palermo).

Quindi, come si vede, la situazione elettorale in Sicilia appare più fluida e variegata rispetto a quanto inizialmente delineato. In una situazione tripolare, bastano infatti poche variazioni di voto tra i partiti o lo spostamento di una forza politica da uno schieramento all’altro per determinare l’esito di un’elezione in un collegio uninominale. Molto dipenderà, come si è detto, dalla campagna elettorale, dalle tematiche che verranno proposte, dalle qualità/abilità dei candidati e anche dalla maggiore o minore mobilitazione degli elettori a favore di uno o più schieramenti. In parte, però, l’esito nei collegi uninominali dipenderà anche dalle capacità aggregative dei leader nazionali e dalla loro volontà di creare coalizioni in grado di essere potenzialmente competitive su tutto il territorio italiano. Ed è questo forse il più grosso “se” che potrebbe condizionare nella prossima primavera il risultato elettorale nei collegi uninominali.

Analisi a cura di Marco Valbruzzi e Michelangelo Gentilini

Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo