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IL CAPO DI GABINETTO DELLA APPENDINO PRENDE 63MILA EURO LORDI E FA PURE IL PORTAVOCE: A ROMA 5 VOLTE DI PIÙ

“Il mio stipendio? Prendo 63mila euro, sono pragmatico e fin troppo razionale. Se uno crede in certi valori deve tradurli in pratica sono uno pragmatico”. Parola del capo di gabinetto del sindaco di Torino, Paolo Giordana, intervistato da Cesare Zapperi del Corriere della Sera, commenta anche il superstipendio da 190mila euro che prende la sua collega di Roma, Carla Romana Raineri.

Dottor Paolo Giordana, è vero che come capo di gabinetto e portavoce del sindaco Chiara Appendino ha uno stipendio di «soli» 60 mila euro?

«Sessantatremila e rotti per la verità. Ma che sia basso lo può dire solo chi non vive in questo mondo, dove molti giovani non hanno lavoro».

Non sarà poco in assoluto, ma molti suoi colleghi (a partire da quelli di Roma) guadagnano di più.

«Per me, al di là dell’aspetto economico, conta anche lo spirito di servizio nei confronti della collettività. Lavorando per il pubblico considero il mio lavoro una sorta di missione. La soddisfazione personale che non è quantificabile».

Rischia di passare per un idealista.

«Sono pragmatico e fin troppo razionale. Se uno crede in certi valori deve tradurli in pratica».

Qualcuno ha notato che lei svolge ruoli che con Fassino erano ricoperti da due figure diverse (il capo di gabinetto retribuito con 60 mila euro, il portavoce 180 mila). E in parte si è preso le funzioni del direttore generale (con stipendio da 250 mila euro) che ora non c’ è più.

«Se si dimostra che è possibile, sarà dura fare scelte diverse. A Torino stiamo dimostrando che si può coniugare professionalità e sobrietà».

Che rapporti ha con il M5S?

«Ho un rapporto personale di fiducia con Chiara Appendino che conosco da 4 anni. Con il Movimento sento di avere parecchie cose in comune: il servizio per la collettività, la trasparenza, il dialogo con i cittadini».

È un iscritto?

«No, e non sono nemmeno un attivista, ma gran parte delle battaglie del M5S le condivido. Mi sento a casa mia».

Cosa pensa della sua omologa di Roma, Carla Raineri, che per lo stesso incarico riceve 193 mila euro?

«Raineri è un magistrato quasi a fine carriera, io ho solo 39 anni. Non siamo paragonabili».

Nella Capitale si potevano fare scelte diverse, puntando su altre figure?

«Credo che a Roma abbiano voluto fare una scelta di rottura, puntando su un magistrato non romano. Del resto, il sindaco è chiamato a prendere decisioni che possono far discutere».

A Roma c’ è anche il caso di Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della sindaca, il cui stipendio è salito da 40 a 120 mila euro…

«Conosco poco la realtà di Roma… Credo che come facciamo a Torino ogni due mesi, anche i consiglieri romani incontreranno gli attivisti e si confronteranno. Noi abbiamo in programma di far incontrare anche la Giunta due volte l’ anno. Le scelte saranno giudicate dai cittadini».

Quanto ha senso ragionare sullo stipendio?

«Conta la professionalità ma anche il compenso. Con le nostre scelte a Torino si risparmia 1,2 milioni su un bilancio di 1,3 miliardi. Poca cosa certo, ma lo consideriamo un segnale importante nei confronti della città. Senza esagerare…» In che senso? «Bisogna stare attenti a non coltivare un pauperismo di ritorno. Cioè che si trovino solo persone disposte a lavorare per poco ma non all’ altezza professionalmente».

Il M5S corre questo rischio?

«Bisogna guardarsi dai discorsi populistici. Io e Chiara abbiamo come modello Adriano Olivetti. Lui sosteneva che nessuno deve avere uno stipendio 10 volte superiore a quello di un operaio. Il dirigente deve avere un rapporto giusto con chi lavora, se no come.

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Fonte: Corriere della Sera