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LUIGI DI MAIO SAREBBE INCANDIDABILE PER IL NON STATUTO, PER IL REGOLAMENTO SI

Un cavillo potrebbe rovinare la festa di investitura a candidato premier per il M5s di Luigi di Maio. Almeno per ora – scrive Francesca Buonfiglioli su Lettera43.

Nell’articolo 7 del Non Statuto, edizione aggiornata al 26 settembre 2016, riguardante «le procedure di designazione dei candidati alle elezioni» si legge: «Tali candidati saranno scelti tra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano (e qui è il punto, ndr) incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato a essi contestato».

Di Maio al momento è indagato a Genova per diffamazione dopo una querela di Marika Cassimatis, espulsa dopo aver vinto le Comunarie e candidata a sindaco con una propria lista. Nel mirino alcune dichiarazioni rilasciate dal vice presidente della Camera in occasione del comizio di chiusura della campagna elettorale in appoggio a Luca Pirondini. «I cittadini apprezzano sempre quando una forza politica allontana chi si approfitta della stessa», disse dal palco Di Maio riferendosi a Cassimatis e al consigliere fuoriuscito Paolo Putti nonostante la professoressa e Beppe Grillo avessero da tempo seppellito l’ascia di guerra. «Alcuni si fanno eleggere con questa e dopo poco passano al Gruppo misto. Questo noi lo evitiamo, siamo stati rigidi e siamo stati premiati».

Certo, non è nemmeno detto che si arrivi a giudizio, ma stando così le cose secondo il Non Statuto Di Maio non sarebbe attualmente candidabile. Ma non finisce qui, perché il documento all’articolo 8 ricorda che il «Non Statuto è integrato dalle disposizioni contenute nel regolamento». E cosa dice il regolamento? Alla nota 4 tra i «requisiti essenziali e inderogabili per candidarsi sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle in qualsiasi tipo di elezione, a livello comunale, delle province autonome, regionale, nazionale ed europea», c’è «non aver riportato sentenze o provvedimenti di condanna penale, anche se non definitivi». Dunque Di Maio, con il suo avviso di garanzia, non avrebbe alcun problema.

Un papocchio di carte, regole e aggiornamenti a cui il tribunale di Napoli interpellato nel 2016 per decidere la riammissione di alcuni iscritti espulsi ingiustamente aveva dato una parziale risposta, spingendo tra l’altro il Movimento a indire votazioni online per la modifica di Non Statuto e regolamento. Senza una espressa modifica del Non Statuto, suggerisce la sentenza, altre norme in contrasto con il testo originario e sovraordinato decadono. Dunque a valere è il Non Statuto.
Cavilli sicuramente, che però potrebbero essere utilizzati (sempre che nel frattempo la procura di Genova decida di non procedere nei confronti del pentastellato) da qualche iscritto per ostacolare la corsa del leader in pectore. Che tanto piace a Casaleggio e Grillo, che occhieggia a destra ma che non convince lo zoccolo duro degli iscritti ortodossi.