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TRAGEDIA DI LIVORNO, IL PASTICCIO DELL’ALLARME MANCATO

Claudia Fusani, ripercorre su Tiscali.it le ore della tragedia di Livorno e la polemica sul colore dell’allarme. Se l’allerta è arancione, protezione civile e comune devono avvisare la cittadinanza via sms o telefoni fissi di usare cautela nell’uscire e nel guidare la macchina, evitare sottopassi e zone limitrofe a corsi d’acqua. Il sindaco: “non è allertato perché non c’era codice rosso”.

“Non ci aspettavamo questa situazione perché l’allarme dato dalla Protezione civile era arancione e non rosso. Invece ci siamo svegliati con morti e dispersi. Tutto questo si poteva evitare se ci fosse stata prevenzione”. Alle 10 di mattina di una domenica nera e funesta per Livorno, il sindaco Filippo Nogarin ritiene necessario fare polemica. E attacca la Protezione civile e la Regione ree di non aver saputo allertare. E quindi, lui, il sindaco, si ritrova in quell’inferno e dichiara che “serve lo stato di allerta ai massimi livelli perché l’emergenza non è più locale ma nazionale”.

Ma è sui colori dell’allarme che il sindaco imbastisce una polemica utile non si capisce bene a chi o a cosa. “Non ci aspettavamo questa situazione perché l’allarme dato dalla Protezione civile era arancione. E per me se l’alert è arancione vuol dire che è diverso da rosso”.
Il sindaco parla al telefono con Tiscali.it a pomeriggio inoltrato. Spiega di aver raggiunto il COC, il centro operativo, “verso le 7 del mattino. Io stesso, la mia famiglia, ho avuto problemi con allagamenti e corrente elettrica. Anche la prefettura non era agibile e siamo dovuti andare nella sede di via dei Tirreni”. Le sette del mattino. Ma Livorno è sotto l’acqua e il fango dalla notte. Il Tirreno, la storica testata locale, fa in tempo ad uscire con la fotonotizia in apertura, “Livorno allagata”. Segno che a mezzanotte la situazione era già grave. Diciamo che la tempistica del sindaco non corrisponde a quella di un primo cittadino che ha la città in allerta arancione dalle 9 della mattina del giorno prima.
Quattro anni fa l’alta Toscana, soprattutto la provincia di Massa Carrara, ha pagato con danni ingenti e vite umane un’altra alluvione (5 novembre 2014) e da allora è stato deciso di cambiare il sistema degli allarmi per il maltempo. Sono stati attuati codici colore da giallo (pericolo modesto) ad arancione (pericolo) a rosso (grave pericolo-emergenza). Se  l’allerta è arancione, protezione civile e comune devono avvisare la cittadinanza via sms o telefoni fissi di usare  cautela nell’uscire e nel guidare la macchina, evitare sottopassi e zone limitrofe a corsi d’acqua. Per il fine settimana appena passato la Regione Toscana aveva allertato tutte le prefetture e i comuni  con codice arancione. Il codice rosso è stato attivato in Liguria.
Il punto è che il sindaco di Livorno ha ammesso candidamente di “non aver dato alcun alert ai cittadini perché la Regione ha emanato un allarme arancione che per me è diverso dal rosso”. Davanti a questa affermazione, il governatore della Toscana Enrico Rossi ha ritenuto opportuno precisare che “la Regione ha diramato il codice arancione in tutta la regione per 48 ore. Questo livello di allarme permette ai sindaci di prendere tutte le precauzioni necessarie”. Nogarin, però, poiché era arancione, non ha allertato i cittadini. Il presidente Rossi ha spiegato che “la Regione ha fatto corsi a tutti i sindaci per attrezzarli con le conoscenze necessarie”. E ha aggiunto: “I sindaci hanno frequentato corsi specifici per poter gestire le situazioni e valutare le contromisure necessarie  in casi di questo genere. Il punto è non si può morire così”. Sei morti e due dispersi è il bilancio ufficiale ma ancora non forse non definitivo di ieri sera.
Il Comune di Livorno alla fine di febbraio dello scorso anno ha revisionato il Piano Comunale di Protezione Civile che a pagina 136 riporta scritto:
Secondo quanto disposto dall’art. 19 dell’All.A della DGRT 395/2015 il Comune di Livorno come
individuato nell’art. 25 del Regolamento Comunale di Protezione Civile, in caso di Allerta deve
provvedere ai seguenti adempimenti:
Garantisce la reperibilità telefonica e fax H24 e verifica i collegamenti con i propri servizi tecnici e
con quelli competenti per le attività di pronto intervento nonché con le organizzazioni di
Volontariato convenzionate o comunque da attivare in caso di emergenza e con gli altri soggetti a
supporto delle attività di soccorso;
Verifica la reperibilità dei servizi tecnici comunali e delle associazioni di volontariato locali;
Verifica l’efficienza e la disponibilità delle ulteriori risorse presenti sul territorio;
Verifica le criticità presenti sul territorio e adotta le azioni di contrasto come previsto dal piano
comunale di protezione civile;
Comunica alla Provincia le determinazioni assunte, le attività in essere e le eventuali criticità;
Verifica la necessità di attivare il Centro Operativo Comunale se non già attivato;
Attiva le procedure per la salvaguardia della popolazione ritenute opportune in rapporto alla
criticità prevista;
Attiva tutte le altre procedure previste nel piano comunale di protezione comunale;
Garantisce l’attività di informazione alla popolazione interessata dalle criticità, facendo riferimento
anche alle procedure di allerta, sia in fase preventiva sia in corso di evento.
E poi a pagina 137:
Nel mese di novembre 2014 è stato avviato un progetto innovativo rivolto alla prevenzione sui temi della Protezione Civile. Si tratta di un servizio gratuito per il cittadino che permette di raggiungere gli utenti con un messaggio vocale predisposto dal Settore Protezione Civile che avvisa dell’emanazione di una fase di allerta (codice arancio o rosso) indicando il periodo in cui viene ritenuta valida ed il suo rango: moderata, elevata anche se il Sistema può essere utilizzato anche in altri frangenti in cui la popolazione debba essere raggiunta e informata.
In soccorso del presidente Rossi (che non è più Pd ma è tra i fondatori di Mdp) arriva Federica Fratoni (Pd) assessore all’ambiente. Un intervento quindi non scontato e che mette un po’ tutti a tacere. “Il sistema di allerta era adeguato alla natura dell’evento e ha funzionato perfettamente, comunicato fin dal primissimo pomeriggio del 9 settembre ai sindaci e alle amministrazioni. Mi pare che il sindaco Nogarin cerchi di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono”. I comuni della costa, Massa e anche Pisa, hanno infatti allertato la popolazione. C’è da chiedersi perché non l’abbia fatto Nogarin.
Ma non è certo oggi il tempo della polemica politica. Che infatti in serata scema, per parlare di cose molto più serie. Ad esempio, cosa avrebbe cambiato il messaggio ai cittadini rispetto all’esplosione del Rio Maggiore tombato in quel tratto di città ed esploso? Oppure, cosa sarebbe cambiato rispetto al Rio Ardenza che dopo mesi di siccità si è riempito d’acqua, fango e tutto quello che si è accumulato nei mesi passati?
Purtroppo, poco o nulla. In un giorno di pre allerta non si può fare ciò che non è stato fatto per mesi. Tra i primi provvedimenti urgenti è stata decisa la pulitura dei letti dei tre rii principali che scendono dalle colline di Livorno verso il mare attraverso la città: Ugione, Maggiore e Ardenza. Torrenti che comune o chissà quale altro ente o autorità ha abbandonato, non cura e non pulisce. Specie durante periodi così lunghi e siccitosi.  A Livorno e in molte altre parti d’Italia. Nogarin avrebbe potuto rappresentare una piacevole inversione di tendenza. Così come Virginia Raggi a Roma, andata ieri puntualmente sott’acqua al primo temporale serio dopo mesi. Tenere puliti i tombini e i torrenti cittadini è un metodo antico. Non è un problema di esperienza.