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DI MAIO E LA CHIUSURA DI WHIRLPOOL

Sono passati appena sette mesi, da quando il bis-ministro Luigi Di Maio aveva esultato per il “cambio di passo” ottenuto dopo l’accordo, al MISE, con la Whirlpool EMEA, multinazionale specializzata nella produzione di elettrodomestici, sul nuovo piano industriale 2019-2021 per il quale l’azienda si era impegnata a investire 250 milioni di euro in Italia.

Il 25 ottobre 2018 Di Maio scriveva su Facebook: “Ho appena firmato un accordo di cui sono davvero orgoglioso perchè rappresenta un cambio di passo per l’Italia – iniziava così il commento che il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio aveva postato sul suo profilo facebook per salutare l’accordo raggiunto al ministero con l’azienda Whirlpool – Oggi sta succedendo qualcosa che va oltre: stiamo riportando lavoro in Italia. È un primo passo, ma molto importante. Si è chiuso infatti il tavolo che vedeva coinvolta l’azienda Whirlpool e siamo riusciti ad ottenere zero esuberi e un ritorno delle produzioni dalla Polonia all’Italia. RILOCALIZZIAMO, che bella parola! Alla faccia di tutti quelli che dicono che il nostro Paese non è un bel posto per investire, che qui non si può fare business”.

“Ieri sera – scriveva ancora – abbiamo anche chiuso il tavolo che coinvolgeva lo stabilimento di Trieste della Flex, ottenendo la trasformazione di 227 contratti su somministrazione in contratti a tempo indeterminato.
Sono risultati importanti, lo voglio ripetere, per gli imprenditori, per i lavoratori e per l’Italia. Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo farci spaventare da nessuno: ve lo ricordate quando ci dicevano che con il decreto dignità le aziende sarebbero fuggite, che i lavoratori sarebbe stati licenziati? Questo non sta accadendo.
E accadrà l’esatto opposto anche per gli investimenti previsti dalla Manovra del Popolo. Tutti vogliono incutere ansie e timori sul cambiamento che sta avvenendo, ma non ce n’è ragione. L’unica cosa di cui avere paura è la paura stessa! Andiamo avanti!”

E dopo alcuni giorni, sempre su Facebook, affermava: “Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia.
Questo è il frutto di una lunga contrattazione che siamo riusciti a chiudere al ministero dello Sviluppo Economico. Sono quindi orgoglioso di dire che ce l’abbiamo fatta: stiamo riportando lavoro in Italia!”

Dopo pochi mesi e dopo essere riuscito a passare passare l’esame di Rousseau, senza dimenticare di fare una gaffe (record mondiale per la votazione, avrebbe scritto sui social il Vicepremier), adesso si ritrova a fare i conti con il suo ruolo di Ministro del Lavoro e con il rischio di mandare a casa 430 lavoratori.
La Whirlpool ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Napoli, la città del capo politico cinquestelle, portando all’ira dei sindacati. La decisione è stata annunciata al termine di una riunione avvenuta a Roma tra i vertici dell’azienda e i sindacati Fim, Fiom e Uilm che hanno immediatamente proclamato lo sciopero dei lavoratori in tutti i siti italiani del gruppo. Da più parti viene lamentata la trascuratezza del ministero di Via Veneto per grane politiche interne all’Esecutivo e per una campagna elettorale ‘perenne’. I sindacati di categoria in realtà si erano già detti “fortemente preoccupati” per la tenuta dell’intesa siglata l’anno scorso.
Convocato per martedì 4 giugno, presso il ministero dello Sviluppo economico, l’incontro dei sindacati con il ministro Luigi Di Maio. Lo hanno riferito, in una nota unitaria, Fiom, Fim, Uilm, Fismic, Uglm: “Diamo per scontato che il governo chieda a Whirlpool di rispettare l’accordo sottoscritto il 25 ottobre 2018 in sede istituzionale, non solo per tutelare i lavoratori, ma anche perché di quell’accordo fu sottoscrittore anche lo stesso ministro”.
Fonte: Avantionline