Una sintesi dell’inchiesta pubblicata sul mensile “S”, attualmente in edicola, sui “guai” delle amministrazioni Cinquestelle, scritto da Accursio Sabella.
La decisione è arrivata a ridosso del Natale scorso. Ed è stata messa agli atti poco prima di Capodanno. E così, anno nuovo, polemica nuova. Che salta fuori da una determina dirigenziale del Comune di Ragusa: i consiglieri del Movimento cinque stelle rivogliono indietro i soldi. Per la precisione, la “porzione” dei gettoni di presenza alla quale avevano rinunciato in un primo momento. Il documento è chiarissimo e ripercorre brevemente le tappe del ripensamento grillino. L’8 agosto 2014 i consiglieri pentastellati avevano chiesto che il compenso previsto per i propri gettoni di presenza alle sedute del consiglio e alle commissioni consiliari venissero decurtati del trenta per cento. Soldi che sarebbero confluiti nel bilancio del Comune e sarebbero stati utilizzati per l’acquisto degli arredi nelle scuole del capoluogo ibleo. Ma, come detto, i consiglieri ci hanno ripensato. Un “problema tecnico”, hanno spiegato. Legato all’impossibilità di prevedere l’automatico versamento di quei soldi in uno specifico capitolo di bilancio. Di sicuro c’è che con una nota del 30 ottobre scorso gli stessi consiglieri hanno “richiesto di ripristinare, a partire da gennaio 2015, l’importo dei gettoni di presenza spettanti per la partecipazione alle sedute, non effettuando la decurtazione del 30 per cento”. Una marcia indietro a tutti gli effetti. Visto che il ripristino sarà anche “retroattivo”. E il Comune, guidato dal grillino Federico Piccitto, ha fatto i conteggi e alla fine ha anche trovato i soldi: 21.313,90 euro da distribuire a sedici consiglieri.
Intanto il sindaco Piccitto è ancora al centro delle polemiche. Anche e soprattutto con lo stesso gruppo consiliare, che a gennaio ha fatto più volte mancare la propria presenza in consiglio comunale, costringendo il primo cittadino a rinviare le sedute. Ed è già andato via un assessore. Stefania Campo, responsabile in giunta dei Beni culturali, ha deciso di dimettersi al culmine delle polemiche sorte su un presunto caso di parentopoli. Le opposizioni in consiglio comunale hanno infatti accusato la Campo di avere favorito il marito, assunto da una cooperativa appaltatrice del servizio di lettura contatori dell’acqua. In realtà il bando prevedeva la riassunzione di chi già lavorava in quel comparto, ma non è stato sufficiente a placare le polemiche. Si tratta, a dire il vero, del terzo assessore a lasciare la giunta di Piccitto. Un sindaco sfiorato qualche mese fa dai sospetti, in occasione della proroga per la gestione del canile municipale, finito nelle mani di Biagio Battaglia, tra i militanti più attivi del meet-up ragusano e già nello staff dello stesso sindaco.
La cacciata gelese. A Gela, i grillini hanno deciso di espellere dal Movimento il sindaco Domenico Messinese, eletto solo nel giugno scorso. Il motivo dell’allontanamento? Una tripla cacciata. Il sindaco, che appena quindici giorni dopo l’elezione revocò il primo incarico, quello dell’assessore Fabrizio Lo Nardo, ha infatti deciso a dicembre di estromettere dalla giunta Pietro Lorefice, Ketty Damante e Nuccio Di Paola, rispettivamente assessori ai Trasporti, all’Istruzione e alla Programmazione. “La fiducia – ha spiegato Messinese – era venuta meno: non lavoravano per il bene della città, facevano summit esterni, tramavano contro la mia amministrazione. Ed io devo dare risposte alla città”.
Una decisione clamorosa che ha innescato reazioni altrettanto forti. Che hanno portato appunto all’espulsione di Messinese dal Movimento. Una scelta, quella dei leader regionale Cinquestelle, che riflette anche le spaccature a Gela dei pentastellati in due meet-up. Uno a sostegno del sindaco, l’altro contrario. Quest’ultimo, stando alle parole di Messinese, rifletterebbe l’influenza dell’ex capogruppo all’Ars e ultimo candidato a Palazzo d’Orleans dei Cinquestelle, cioè il nisseno Giancarlo Cancelleri. Ma per il Movimento, i motivi dell’espulsione, giunta pochi giorni prima di quella clamorosa, in Campania, del sindaco di Quarto Rosa Capuozzo, sono altri: Messinese, hanno fatto sapere i grillini a poche ore dalla cacciata, “è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della candidatura”.
Il sindaco poi avrebbe avuto anche la colpa di avallare “il protocollo di intesa tra Eni, Ministero dello Sviluppo economico e Regione Siciliana. Un accordo che il gruppo parlamentare all’Ars del M5S ha osteggiato con tutte le sue forze”. Tra le accuse a Messinese, anche quelle di portare avanti metodi da prima Repubblica. A innescare la scissione grillina, infatti, un incarico legale da 11.500 euro all’avvocato Lucio Greco, candidato alle ultime elezioni comunali con liste che facevano riferimento al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Nei giorni successivi alla vittoria di Messinese, fece molto discutere un abbraccio tra i due candidati primi cittadini. E in effetti l’appoggio di Greco fu decisivo per sconfiggere al ballottaggio il candidato del Partito democratico, Angelo Fasulo.
La “parentopoli” di Bagheria. Da Gela a Bagheria il passo è breve. Brevissimo. E l’atto d’accusa all’amministrazione guidata da Patrizio Cinque è stato messo nero su bianco in sei pagine di numeri e “tirate d’orecchie” anche dai revisori dei conti del Comune. Tra le altre cose, il collegio prescrive anche “di non affidare singoli incarichi per singole cause”. E qui entra in gioco, ancora una volta, la presunta “disinvoltura grillina” nell’attribuzione di incarichi a soggetti vicini al movimento. Gli incarichi finiti nel mirino dell’opposizione sono quelli giunti a Vittorio Fiasconaro, Giorgio Castelli e Alessandro Tomasello. Fiasconaro è un militante del movimento nel paese di Santa Flavia, a due passi da Bagheria. Con cinque delibere comunali differenti, la giunta di Patrizio Cinque ha attribuito all’attivista incarichi per oltre 26 mila euro. Vincenza Scardina è, invece, la cognata dell’assessore a cinque stelle Alessandro Tomasello: per lei incarico fiduciario da 14.173 euro. Infine, ecco Giorgio Castelli, padre di Filippo, consigliere comunale dei grillini a Bagheria. Il sindaco lo ha nominato componente del comitato dei garanti. Un organismo che ha il compito, tra la altre cose, di valutare ed eventualmente sanzionare l’attività dei dirigenti comunali. Un incarico, in questo caso, ricoperto a titolo assolutamente gratuito. “Ma è quantomeno inopportuno. Non c’erano altri professionisti idonei a ricoprire quel ruolo?” ha denunciato Filippo Tripoli, consigliere eletto con l’Udc, adesso vicino al movimento di Matteo Salvini.
“Sono incarichi attribuiti sulla base dei curriculum. E comunque si tratta di incarichi fiduciari” ha replicato il sindaco. Investito, però, pochi giorni dopo da una nuova polemica. Che riguarda stavolta le assunzioni nella cooperativa che gestisce l’asilo nido comunale, dove è stata chiamata la sorella dell’ex capogruppo del Movimento (Marco Maggiore) e la moglie di un candidato (non eletto) nella lista Cinquestelle. “I principi di amministrazione trasparente tanto decantati dal movimento – la denuncia di Daniele Vella, della segreteria provinciale del Pd e candidato a sindaco alle ultime elezioni – sono stati subito dimenticati. Dopo un anno e mezzo possiamo dire che oltre all’inesperienza e all’impreparazione emergono con chiarezza alcune ombre nella gestione Cinquestelle”.