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IL GRUPPO M5S CAMPANO LICENZIA L’ADDETTO STAMPA

Con una nota stringata di poche righe per i giornalisti che seguono l’attività della Regione Campania, Arnaldo Capezzuto, napoletano, quarantasei anni, da dieci professionista, il 30 giugno – scrive il sito web Iustitia.it – ha chiuso dopo ventuno mesi il rapporto di lavoro con il gruppo del Movimento 5 Stelle del consiglio regionale. Eppure il licenziamento è arrivato improvviso e traumatico.
Gentili colleghi, nel ringraziarvi per il supporto e la pazienza dimostrata, vi comunico che dal giorno 30 giugno non ricoprirò più il ruolo di responsabile comunicazione del gruppo consiliare regionale del M5S”.

Nel pomeriggio dell’otto giugno Capezzuto viene convocato dal capo gruppo dei 5 Stelle Valeria Ciarambino che gli comunica l’interruzione al 30 giugno del rapporto di lavoro nonostante il contratto prevedesse una scadenza 31 dicembre. Nei due anni di attività del consiglio regionale, è il discorso della Ciarambino, siamo molto cresciuti politicamente e abbiamo bisogno di qualificare e fare crescere la comunicazione politica. Il 10 giugno arriva la lettera di licenziamento e a fine giugno il giornalista svuota i cassetti e lascia gli uffici del centro direzionale.
Ma nel caso di Capezzuto si può parlare di licenziamento? Stando ai contratti firmati dall’autunno del 2015 in avanti la risposta è no. Per i primi quindici mesi ha avuto un contratto di consulenza con statino paga e retribuzione mensile a carico del gruppo regionale M5S. Per il 2017 gli viene chiesto di aprire una partita Iva conservando il contratto da consulente. In realtà era a tutti gli effetti un dipendente del gruppo con presenza in ufficio dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 20, mentre nel week end c’era una reperibilità molto spesso utilizzata dai consiglieri come certificato da una lunga serie di comunicati inviati ai media da casa.
Al gruppo regionale del Movimento 5 Stelle Capezzuto, già cronista dei quotidiani La Verità, Napolipiù, Il Napoli del gruppo E Polis e autore di libri (Il Cardinale, biografia non autorizzata di Crescenzio Sepe) e di opere a più voci come Il Casalese e Io non taccio, approda nel settembre del 2015 piazzandosi al primo posto, tra una trentina di aspiranti, di un bando per giornalista senior. E chiarisce subito che giornalista senior. E chiarisce subito che non è un militante del Movimento ma un professionista intenzionato a portare avanti con impegno e rigore il suo lavoro. E di lavoro ce n’è tanto. Per il gruppo 5 Stelle il rapporto con i media è tutto da inventare perché in sostanza non esiste e quando c’è è anarchico. Nascono così il sito; il canale tv Facebook; sulla scia del foglio nazionale 5 giorni a 5 Stelle, il giornale settimanale con la stessa testata, con pagine in pdf scaricabili dal sito e stampabili per le organizzazioni territoriali, e un tg regionale che resocontano nel dettaglio, con servizi e interviste, l’attività dei sette consiglieri regionali (con Ciarambino ci sono Michele Cammarano, Luigi Cirillo, Maria Muscarà, Gennaro Saiello, Vincenzo Viglione e Tommaso Malerba che dal 6 luglio 2016 al 6 gennaio 2017 è stato capo gruppo); numeri speciali video con inchieste della durata di cinque minuti diffusi sul canale tv youtube.
Nei mesi successivi all’assunzione del giornalista senior la squadra si allarga con l’arrivo del film maker Giampiero De Luca, della giornalista junior Laura Pirone, collaboratrice di Ansa Napoli, e del social media manager Mario Mosca. Intanto cominciano a emergere frizioni quando il capo ufficio stampa insiste per diffondere una comunicazione aderente ai fatti e si scontra con la voglia di una linea sempre e comunque aggressiva. Un esempio. Nell’aprile del 2016 viene indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli il consigliere regionale del Partito Democratico Stefano Graziano con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Capezzuto si procura l’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti, dice ai consiglieri che le accuse nei confronti di Graziano sono deboli e suggerisce prudenza. Di tutt’altro avviso è Valeria Ciarambino che in consiglio regionale spara con palle infuocate contro Graziano. Nel giro di pochi mesi Graziano viene completamente scagionato prima dall’accusa di concorso esterno a Napoli e poi da quella di corruzione elettorale a Santa Maria Capua Vetere. E la capogruppo M5S, su input di Capezzuto, pubblica un comunicato di scuse.
Anche il Movimento sconta problemi di crescita e di gestione. Nella primavera del 2016 ci sono stati successi straordinari con le candidate 5 Stelle che conquistano la poltrona di sindaco a Roma e a Torino. A Napoli cresce la distanza tra i due big nazionali, Luigi Di Maio, che con la Ciarambino ha la maggioranza nel gruppo regionale, e Roberto Fico. E le regole che il Movimento si è dato a volte saltano. Due casi: l’incarico di capo gruppo al consiglio regionale, come avviene in tutt’Italia, deve essere assegnato a rotazione ma in Campania è appannaggio della Ciarambino, se si esclude la breve parentesi di Malerba; c’è il divieto di doppio incarico ma Valeria Ciarambino è contemporaneamente capo gruppo e presidente della commissione Trasparenza, l’unica assegnata ai 5 Stelle.
Torniamo all’ufficio stampa. Resta ora da capire perché il contratto del responsabile comunicazione si è interrotto sei mesi prima della scadenza concordata. “Capezzuto – spiega Valeria Ciarambino – ha dato un contributo importante per mettere su e fare crescere l’ufficio stampa. Dopo due anni di presenza nel consiglio regionale sono però cambiate le esigenze della nostra comunicazione. L’anno scorso hanno lasciato il gruppo Laura Pirone e Giampiero De Luca. Oggi abbiamo bisogno di una comunicazione più politica, più partecipata, più smart, più veloce, con una maggiore presenza su radio e tv e una migliore integrazione con i social media. Per scegliere due persone stiamo esaminando i curricula; poi potrebbe anche esserci un bando per altre selezioni. In ogni caso entro fine luglio completeremo l’operazione perché un gruppo come il nostro non può rimanere a lungo senza un ufficio stampa”.
Questione chiusa, quindi? Pare di no. “Insieme al sindacato Capezzuto impugnerà il licenziamento; – dichiara a Iustitia Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario dei giornalisti campani – con l’assistenza dell’ avvocato del Sugc, Maurizio Sosti, cercheremo di ottenere dalla magistratura il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno. È una vicenda difficile e complicata ma ha un fortissimo valore simbolico perché per la prima volta proveremo a entrare nella foresta amazzonica degli addetti stampa che con contratti precari lavorano da anni nelle stanze degli assessori e dei consiglieri della Regione Campania”.
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Fonte: Iustitia.it