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L’UNO VALE TUTTI DEL MARCHESE DEL GRILLO

beppe-grilloAl voto. Ma on line, riservato ai soli iscritti e, va da sé, secondo precise indicazioni. È il Movimento Cinque Stelle – scrive Il Giornale d’Italia – che, dopo aver scelto Palermo per restituire smalto alla propria immagine, ultimamente offuscata dalle difficoltà delle amministrazioni locali (ogni riferimento a Roma non è certo casuale), prova anche a mobilitare il suo popolo del web per guidare una nuova transizione con la vecchia parola d’ordine: blindare il “logo”.

Il voto sarà possibile a chiunque risulta iscritto al M5S entro il primo gennaio 2016 da oggi, 27 settembre, alle 15,24 fino al 26 ottobre. La possibilità di esprimere le proprie preferenze sarà tutti i giorni, weekend compresi, dalle 10 alle 21. Ma lo Statuto infatti non cambia di una virgola, almeno riguardo al simbolo, rispetto all’edizione precedente. Si tratta più che altro di definirne… i padroni. “Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome dell’omonima associazione, unica titolare dei diritti d’uso dello stesso”, si legge nel neo statuto e a seguire una dettagliata descrizione del marchio.

Il tutto, tenendo a mente che quest’ultimo è cambiato un anno fa, quando Beppe Grillo preferì far sparire il suo nome trasferendo la proprietà del simbolo (che è brevettato a livello europeo) all’associazione Movimento 5Stelle, sede in via Roccatagliata Ceccardi, 1/14, Genova. In tale sede però, come registra l’AdnKronos, c’è lo studio legale di Enrico Grillo, nipote di Beppe e già noto alle cronache per aver registrato lo statuto del Movimento a 5 Stelle in uno studio notarile insieme allo zio, e di esserne stato nominato all’epoca vicepresidente nonostante l’estraneità al mondo dell’attivismo e delle 5 stelle grilline. Attivismo no, riunioni sì. Mica sulla linea politica, ma sul marchi, appunto, come avvenuto a luglio scorso. I movimenti sono appunto da seguire su questa linea, non altre, e si sono resi ancor più necessari dopo la scomparsa di Gianroberto Casaleggio, che era tra i soli quattro soci dell’associazione, assieme allo stesso Grillo, al nipote di quest’ultimo Enrico e a Enrico Nadasi, che del comico è il commercialista.

E quindi, registra l’AdnKronos, “le chiavi d’accesso del blog – di Beppe Grillo o di quello del Movimento 5 Stelle che progressivamente erediterà i contenuti del blog del leader del Movimento – restano nelle mani della Casaleggio associati. Ma c’è un ma: è Grillo a fare il buono e il cattivo tempo, almeno leggendo le nuove bozze di regolamento postate sul blog di Grillo”, quelle sulle quali il “popolo” è chiamato a esprimersi. Con perplessità sulla natura stessa, però, di questo stesso popolo. La procedura di identificazione e accettazione degli iscritti al M5S, ovvero l’iscrizione al Movimento che avviene solo via blog, “viene effettuata dal gestore del sito incaricato dal capo politico del Movimento 5 Stelle”, in questo caso, come dal primo giorno, dalla Casaleggio associati. Ma è Grillo, attenendosi a quanto scritto nelle nuove regole, che dà l’incarico. E che, di conseguenza, può toglierlo.

Quindi la mossa finale: il controllo dei regolamenti del non Statuto che decretano sospensioni ed espulsioni, scrive Blitz Quotidiano. C’è una norma sottoposta agli attivisti online emblematica del potere che il fondatore avrà su dirigenti e parlamentari: un comitato di probiviri composto da tre persone può decretare una espulsione, un comitato di appello può accondiscendere ma nel caso si opponga, la decisione finale spetta al comico. L’introduzione di una sospensione di 24 mesi invece sembra ad personam, e cioè l’irriducibile sindaco di Parma Pizzarotti, che non potrebbe così tentare la rielezione sotto le insegne dei 5 Stelle.

Le votazioni si chiuderanno il 26 ottobre 2016 per permettere alla stragrande maggioranza degli iscritti di partecipare alle decisione sulla modifica delle regole comuni. L’obiettivo della modifica dello Statuto M5S è soprattutto quello di modificare le procedure delle espulsioni. Il M5S chiede agli iscritti di indicare in modo più dettagliato i comportamenti sanzionabili prevedendo sanzioni differenziate e gli chiede di votare per decidere se attribuire la decisione a un organo terzo composto da portavoce, oppure lasciando a Beppe Grillo, in qualità di garante del M5S, le sole facoltà di annullare le sanzioni e di sottoporre la decisione ad una votazione on line degli iscritti. Grillo chiede inoltre il voto sul blog anche per “consentire a tutti gli iscritti del M5S di proporre in futuro modifiche al testo del Regolamento”.

Per quanto riguarda però le espulsioni, il blog chiede agli iscritti di dire se intendono lasciare il regolamento così com’è (al punto numero 4 prevede che “gli iscritti al M5s sono passibili di espulsione” e indica 3 fattispecie) o adottare una nuova versione del regolamento sempre con le espulsioni oppure senza. Nel primo caso si prevede comunque che si possano applicare, “in casi meno gravi, altre sanzioni (richiamo e sospensione sino a dodici mesi). Nella versione del regolamento che non prevede espulsioni, vengono identificate come sanzioni disciplinari il “richiamo, la sospensione sino a 24 mesi e, nei casi di perdita dei requisiti di iscrizione, la sospensione a tempo indeterminato”.

Proprio la sospensione di 24 mesi, tuttavia, sembra scritta appositamente per compromettere la corsa alla rielezione di Pizzarotti a Parma. Che rischia di non poter partecipare alle prossime elezioni amministrative che si terranno tra 7 mesi. Se gli iscritti decideranno infatti di cambiare il regolamento, sia adottando la fattispecie con espulsione sia quella senza, Pizzarotti potrebbe rimanere “sospeso” dal M5s oltre la data delle elezioni. Nel primo caso la graduazione delle sanzioni prevede infatti una sospensione di 12 mesi, nel secondo la sospensione può arrivare fino a 24 mesi.

A questo riguardo il legale di Pizzarotti, Lorenzo Borrè, parla già di inefficacia delle norme, a partire dalla retroattività e aggiunge “alcune sembrano scritte ad personam”. Il riferimento è alla vicenda del sindaco di Parma. Soprattutto alcune rischiano la manifesta nullità, come la clausola che sancisce l’espulsione “di chi pubblicamente definisce ingiusto il provvedimento disciplinare”.

mader