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PAOLA MURARO SI SFOGA: “A ROMA C’È UNA GUERRA TRA BANDE, NON LAVORANO PER LA CITTÀ”

Cinque mesi vissuti in Campidoglio l’hanno convinta che la giunta di Virginia Raggi «ha perso di vista il bene della città e lavora per altri obiettivi»; che oggi la prima amministrazione pentastellata della Capitale «non è coerente» con il programma Cinquestelle. Eccola Paola Muraro, la prima assessora grillina schiacciata da quella che non fatica a raccontare come una spietata «guerra tra bande», lotte clandestine a colpi di dossieraggi e veleni.

In un’intervista rilasciata a Lorenzo De Cicco per Il Messaggero, a meno di due mesi dall’addio, si dice «amareggiata» dalla giunta M5S guidata da Virginia Raggi fino ad ammettere che, in caso di nuove elezioni, resterebbe a casa. Muraro sostiene che nell’amministrazione pentastellata «manca coerenza» e che è stato un errore per la sindaca affidarsi al ‘Raggio magico’:

Amareggiata. Per quale motivo?
«Beh, avevo votato il Movimento….»

E ora non li rivoterebbe più?
«Beh, diciamo che me ne resterei a casa» (ride).

Addirittura.Come mai?
«In questa giunta manca coerenza. Mancano soprattutto delle risposte a chi ha votato Cinquestelle. Prima avevamo un programma che era considerato come un vangelo. Ora non mi sembra che sia più così».

Chi comanda in Comune? Che rapporti aveva con Romeo e Marra?

«Quando ero assessore con il cosiddetto “Raggio magico” non avevo molti contatti. Questo gruppetto di fedelissimi aveva fatto la campagna elettorale con la sindaca. Si erano creati rapporti effettivamente molto stretti. E la sindaca si è appoggiata a loro. Alla fine è stato un errore. Alla luce di questi fatti anche io non so più con chi ho parlato. Sa, a Roma si fa fatica a capire di chi ci si può fidare…».

 Si è resa conto della guerra tra bande nel Campidoglio grillino? Dei dossieraggi?

«Certo, ho capito che c’è stata una guerra sotterranea, anche su di me. Anche se all’epoca devo dire che non me ne sono accorta». Avrà letto i messaggi della chat dei “quattro amici al bar”, dove l’ex capo segreteria Romeo chiede a Marra di «indagare sulla Muraro».

 Cosa ha provato scoprendo questi messaggi?

«Molta amarezza, io mi ero messa a disposizione. Ma alla fine ho pagato un prezzo alto. Questa guerra tra bande mi ha penalizzata moltissimo. Non capisco di cosa andassero in cerca, io ho provato a lavorare in modo preciso e con l’obiettivo di fare qualcosa per questa città, per provare a risollevarla. Ma forse gli obiettivi erano diversi».

 Cosa vuole dire? Che in Comune non lavorano per il bene di Roma?

«Ormai non si capisce più niente. Non si capisce qual è il bene comune. Mi sembra che abbiano perso di vista questo».

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Fonte: Giornalettismo