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LE SPESE D’ORO DEL SINDACO GRILLINO, PIZZAROTTI BATTE TUTTI

pizzarotti_matteoderricoNel 2013 il Comune di Parma governato dal sindaco Federico Pizzarotti del Movimento 5 Stelle è quello che ha impiegato più soldi per le spese di rappresentanza in tutta l’Emilia-Romagna, spendendo a questa voce 108.259,50 euro.

pizzarotti-rendicontazioni-matteoderricoOltre a guadagnarsi il primo posto, Pizzarotti è riuscito a staccare (e di molto) non solo tutti gli altri comuni capoluogo, ma pure ogni singola provincia.

Le spese di rappresentanza del Comune di Parma di due anni fa risultano essere pari a un sesto di quelle di tutti i comuni (grandi e piccoli), della regione che, messi assieme, toccano quota 678.527 euro. Nel 2013 quelle di Bologna, il comune più sobrio tra quelli capoluogo, ammontavano a 4.670,66 euro. Chi prova ad avvicinarsi di più a Parma è Reggio Emilia, con 27.873 euro, seguita da Piacenza (16.759), Ferrara (15.595,2 euro), Ravenna (12.287 euro) e Rimini (10.092 euro). Tutti gli altri comuni hanno speso meno di 10 mila euro. Quelli della provincia di Bologna arrivano a quota 77.327 euro.

Le cifre sono riportate nel «Monitoraggio delle spese di rappresentanza sostenute dagli enti locali dell’Emilia-Romagna negli anni 2012 e 2013» della Sezione regionale della Corte dei conti che definisce di rappresentanza tutte quelle spese «effettuate allo scopo di promuovere l’immagine dell’ente pubblico, per mezzo di attività rivolte all’esterno». Il Comune di Parma, interpellato, spiega le ragioni di una cifra così alta: «Le nostre spese di rappresentanza sono tutte pubbliche. Sono probabilmente diverse rispetto a quelle di Bologna perché ci sono pure le cerimonie come quelle del primo maggio, l’albero di Natale, i fiori del 25 aprile, la visita di Aung San Suu Kyi. Forse gli altri comuni non hanno inserito queste voci. Il perché va chiesto a loro. Noi siamo stati fin troppo trasparenti».

Un divario così marcato può forse essere giustificato dal fatto che, come genericamente fanno notare i giudici contabili riguardo a tutte i costi degli enti locali, «in alcuni casi sono emerse spese incluse in modo erroneo tra quelle di rappresentanza». Ma sempre l’amministrazione comunale di Parma aggiunge pure che «dalla Corte dei conti non ci è mai arrivata alcuna osservazione in merito». Il monitoraggio è partito tre anni fa e riguarda anche le spese di rappresentanza del 2011. Uno strumento, sottolinea la Sezione regionale della Corte dei conti, che «ha determinato un effetto virtuoso, in quanto alcuni enti, all’atto di approfondire la materia per potere rispondere alle richieste istruttorie, hanno immediatamente compreso irregolarità e, nel rispondere, si sono impegnati a non dare ulteriormente corso, per il futuro, a spese di rappresentanza dalla dubbia liceità a carico dei loro bilanci, anche quando di importo esiguo».

In effetti, rispetto al 2011, il primo anno preso in considerazione, quando il totale era di 1.057.976 euro, le spese di rappresentanza sono calate del 29% nel 2012 (749.993 euro) e del 36% nel 2013 (678.527 euro). I giudici contabili citano pure quelle spese ritenute non regolari. Non sono ad esempio spese di rappresentanza le colazioni di lavoro dei sindaci con sindacati o soprintendenza, la medaglia a un dipendente in pensione, l’acquisto di una pianta da mettere nell’ufficio di un assessore, il rimborso del biglietto aereo per la partecipazione dei sindaci promossa dall’Anci, o l’elargizione in favore di parrocchie «conseguenti alla benedizione pasquale della sede istituzionale».

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Corriere della Sera