Alla fine la multa l’ha pagata ma lo hanno invitato anche a dimettersi. Si è chiusa così la parabola di Simone Scarabel, ormai ex capogruppo in Regione Veneto del Movimento 5 Stelle, finito sulla graticola per quel “toglietemi la multa” che aveva fatto storcere non pochi nasi. Alla fine ha scelto di pagare il dovuto, ma non è bastato a garantirgli l’assoluzione dei grillini e così ha lasciato pure l’incarico di presidente del gruppo consiliare. Resta comunque consigliere.
Scarabel era stato multato perché fotografato dall’autovelox sulla Statale “Romea” mentre andava a 113 all’ora laddove c’era il limite di 90. Fin qui tutto normale, se non fosse che il politico ha presentato ricorso per la multa su carta intestata del Movimento 5 stelle, chiedendo al comando della polizia locale di toglierla per presunte irregolarità e agendo in entrambe le vesti di politico e cittadino.
Nell’ordine Scarabel ha: 1) Chiesto “l’accesso agli atti” in una lettera in cui, come consigliere regionale, ha presentato 34 richieste; 2) Chiesto l’annullamento del verbale ai sindaci di Codevigo e Arzergrande su carta intestata “Gruppo Consiliare Movimento 5 Stelle”; 3) Presentato ricorso al giudice di pace tramite avvocato. Salvo poi tornare sui suoi passi e pagare la multa.
Una multa per eccesso di velocità può capitare a tutti, ma chiederne l’annullamento su carta intesta del gruppo consiliare come avrebbe fatto Simone Scarabel, ha il sapore di vecchia politica più che di nuovo che avanza.
Scarabel era salito agli onori delle cronache qualche mese fa per non aver rinunciato all’assegno di fine mandato. Scarabel e la sua vice Erika Baldin, disattendendo le linee guida del Movimento (che punta all’abolizione dell’assegno vitalizio, della pensione, dell’assegno di reversibilità e dell’assegno di fine mandato per i consiglieri regionali) avevano firmato per riceverlo. Ma dopo l’intervento dell’Eurodeputato (e membro dell’Associazione Rousseau) David Borrelli che aveva di fatto commissariato il MoVimento veneto i due hanno deciso “spontaneamente” di restituire alla Regione la quota parte dello stipendio riservata al TFR.