Libertà di stampa, è argomento di questi giorni. Libertà di stampa non intesa come libertà di esprimere le proprie opinioni che sono cosa diversa dalla diffamazione che è un reato e tale rimane.Per gli editori libertà significa accedere ai consistenti finanziamenti pubblici a loro favore, soprattutto se grandi gruppi editoriali, ma anche fogli fantasma, purchè asserviti, come l’Avanti del faccendiere carcerato Valter Lavatola, che ha incassato fior di milioni per costruire a dovere falsi servizi giornalistici, senza aver mai venduto una sola copia.
Nel mondo della carta stampata si riversa, ogni anno, un mare di denaro pubblico stimato tra i 700 milioni e il miliardo di euro. Si parla di stime perché un conto preciso non lo porta nessuno. Un mare di soldi sottratto alle disastrate finanze statali.
Mentre, alla povera gente, si applica un prelievo fiscale da lacrime e sangue, e si tagliano servizi e pensioni lo Stato italiano finanzia generosamente i giornali italiani, molto più dei partiti che si devono accontentare, si fa per dire, di circa 125 milioni di euro l’anno.
Si potrebbe obiettare che l’aiuto pubblico garantisce la libertà di stampa e permette a chiunque di esprimere le proprie opinioni. Non quando le testate giornalistiche sono in mano a pochi grandi gruppi editoriali come in Italia, si tende al livellamento e all’interesse politico ed economico, non all’indipendenza.
Uno studio, sulla libertà di stampa nel mondo, dell’organizzazione di “Reporter senza frontiere” ha evidenziato che, pluralismo e libertà spesso non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Infatti, il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L’Italia, a causa dell’irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da Bulgaria e Corea del Sud e da paesi sud-americani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia.
L’Ong statunitense che vigila sul rispetto delle libertà Freedom House considera L’Italia un Paese “di serie B”, dove la libertà di stampa è limitata, nonostante l’esistenza dell’articolo 21 della Costituzione, che recita espressamente: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Nel Molise, presieduta da Michele Iorio, dove sono previsti fondi regionali a sostegno degli editori molisani operanti nel settore della carta stampata, la casta dei giornali e l’ordine dei giornalisti arriva al punto di scrivere la proposta di legge a proprio sostegno senza che nessuno a destra come a sinistra trovino nulla da eccepire e intanto la regione elargisce, con i soldi dei cittadini, a vario titolo, alla stampa locale più di un milione di euro, senza chiedere in cambio neanche la garanzia di tutele contrattuali ai collaboratori che in larga parte vengono pagati 5 euro lordi a pezzo.
Chiara Baldi, da giornalista precaria ha scritto una tesi sul precariato: “i giornalisti sono i più precari tra i precari, perché lo stipendio da fame li costringe anche a rinunciare ai principi deontologici a cui invece dovrebbero attenersi. Una buona informazione è possibile solo quando chi la fornisce non deve sottostare al ricatto di uno stipendio misero. Più è basso il guadagno del giornalista e più sarà alta la sua “voglia” di produrre senza professionalità, non tanto per un desiderio malato di non essere professionale, quanto per una necessità: quella di guadagnare”.
Il sistema dell’informazione va sicuramente rivisto anche alla luce della tendenza a creare veri e propri organi di stampa alternativi sul web.
Blog, siti e gruppi sui social network danno voce a chi vuole scrivere senza dover rendere conto al padrone.