AttualitàHomePolitica

LIVORNO A 5 STELLE: PER PRESUNTI ABUSI DELLA GIUNTA GRILLINA, RICHIESTO MAXI RISARCIMENTO AL COMUNE

rimaLivorno a 5 Stelle, mentre impazzano sul web le notizie di nuovi record di multe ecco che irrompe la notizia della richiesta danni fatta dai legali della società della discarica di Bellabarba al comune di Livorno per presunti abusi della giunta sulla strada che porta all’impianto…. l’ho sempre detto che esagerano con le multe!! (RiMa).

Cinquantaquattro milioni di euro: circa un terzo del bilancio del Comune, tanto per dare un ordine di grandezza della cifra di cui si parla. È questa la maxi richiesta di risarcimento danni presentata nei giorni scorsi al tribunale amministrativo di Firenze nei confronti del Comune di Livorno dagli avvocati della Bel. Ma. Immobiliare, società intestata a Federico Bellabarba e proprietaria della discarica del Limoncino, lo scrive Il Tirreno.

Il motivo del ricorso, che arriva a meno di un mese dall’esposto depositato in Procura in cui si ipotizza anche la commissione di reati penali nella medesima vicenda, sono le presunte irregolarità amministrative della giunta pentastellata e in particolare del sindaco Filippo Nogarin su alcuni atti e provvedimenti che riguardano la strada che porta fino al monte La Poggia.

Primo fra tutti – e qui l’accusa è molto pesante da un punto di vista politico – una collaborazione del primo cittadino nel fornire, o comunque nell’indirizzare l’avvocato dei frontisti – da sempre contrari alla messa in funzione della discarica – affinché venisse in possesso «in tempo reale» di alcuni atti amministrativi.

L’obiettivo – è il sospetto dei ricorrenti – sarebbe stato quello di poterli depositare nel giro di poche ore alla Corte d’Appello dov’è ancora sospesa la decisione sulla natura della strada (pubblica o privata) e dove il Comune, ironia della sorte, è al fianco dei Bellabarba. Nel ricorso al Tar, depositato il 9 marzo e indirizzato, oltre al Comune, alla Regione Toscana, alla portavoce dei frontisti, Rosaria Scaffidi, e al legale del comitato, l’avvocato Patrizio Rossi, sono citati atti, circostanze e documenti che coprono un arco temporale compreso tra il novembre dello scorso anno e la metà di gennaio e che portano gli avvocati a chiedere l’annullamento degli atti impugnati oltre al maxi risarcimento danni.

Il primo fatto che gli avvocati dei Bellabarba fanno notare è dell’11 novembre 2015 quando all’udienza a Firenze l’avvocato dei frontisti produsse «una recente nota relativa alla strada del Limoncino» a firma dell’architetto Riccardo Maurri, dirigente del settore Nuove opere e Urbanizzazione del Comune – datata 9 novembre e protocollata il giorno successivo, dunque alla vigilia dell’udienza. Nella nota il dirigente riferiva, «pur anticipando di non volersi esprimere sulla situazione giuridica della strada, l’esistenza di un sentiero alternativo», aggiungendo che «si sarebbe trattato di un sentiero percorribile a piedi».

È dalla richiesta di accesso agli atti presentato dalla Bel.Ma. che parte l’accusa all’avvocato Rossi «di essere entrato in possesso di quella nota senza avere esercitato alcun accesso agli atti», fino a desumere «che lo stesso sindaco Nogarin abbia consegnato la nota al legale o ai suoi mandanti per consentire di produrla nell’udienza del giorno successivo».

Quello di novembre non è l’unico episodio – nebuloso per i ricorrenti – citato nel ricorso. Il 13 gennaio «l’avvocato Rossi presentò in corte d’Appello – scrivono – una decisione della giunta presa alle 15,15 del giorno precedente e firmata dal segretario generale del Comune». L’atto era relativo alla riqualificazione degli orti e dei nuovi orti in cui però era nascosta una richiesta alla Regione di verificare le presunte discrasie nella categorizzazione di via del Limoncino, senza però mai citarne il nome. Com’è possibile allora che l’avvocato conoscesse il cuore del documento tanto da poterlo richiedere?

«È combinando la coloritura della strada – si legge – con l’indicazione della carta regionale, la via del Limoncino risultava classificata come strada extra urbana principale ciò che implica la classificazione quale strada pubblica. È allora facile – è la conclusione – desumere che le “discrasie cartografiche” che i tre dirigenti avrebbero improvvisamente rivelato e che la giunta con tanta sollecitudine si è proposta di correggere, attengono a quel vincolo di destinazione pubblica che grava sulla strada e che il comitato dei frontisti vorrebbe negare».

mader
Fonte: Il Tirreno