Sono davvero false le firme depositate dal Movimento 5 Stelle nella lista per le elezioni comunali del 2012 a Palermo. A stabilirlo sono stati gli esperti grafologi nominati dalla Procura del capoluogo siciliano. Le firme false presentate dal partito pentastellato sarebbero circa 200 e sarebbero stati già individuati alcuni responsabili della falsificazione.
Dalla relazione finale consegnata dai periti al procuratore aggiunto Dino Petralia e alla sostituta Claudia Ferrari emergerebbero dunque ulteriori conferme sulle ipotesi di reato sollevate dai magistrati. Tra gli indagati, soltanto due avevano accettato nelle scorse settimane di sottoporsi al saggio grafico: si tratta dell’ex collaboratrice del M5S all’Ars Samantha Busalacchi e dell’ex attivista Alice Pantaleone.
In occasione delle audizioni in tribunale, la prima si era avvalsa della facoltà di non rispondere mentre la seconda aveva dichiarato di non essere stata nemmeno presente la sera del 3 aprile 2012, data nella quale sarebbe avvenuta la presunta contraffazione. Gli altri esponenti del Movimento 5 Stelle interessati dall’indagine – tra cui diversi parlamentari come Giulia Di Vita, Claudia Mannino e Riccardo Nuti – avevano avevano deciso di non collaborare con i pm e di non sottoporsi all’esame.
Secondo la Procura di Palermo, gli attivisti del Movimento 5 Stelle avrebbero riprodotto le firme per “correggere” frettolosamente degli errori formali presenti su alcuni moduli. In base ad alcuni controlli effettuati a novembre 2016 dalla Digos, almeno 150 persone non avrebbero riconosciuto la propria grafia sulle carte firmate a sostegno della lista.
Adesso i documenti sono interamente al vaglio dei magistrati, ormai sul punto di chiudere l’indagine. Il reato contestato agli attivisti del Movimento 5 Stelle a Palermo è pesante e si riferisce al “falso nella compilazione di liste elettorali e di candidati” contenuto nel Testo Unico 570 del 1960. Chi viene giudicato colpevole è punibile con la reclusione.