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NO, GIORGIA MELONI NON E IL LEADER PIÙ INFLUENTE IN EUROPA

Il 29 novembre il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto ha scritto su Facebook che secondo il quotidiano online Politico la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è “il più influente leader d’Europa”. Questo riconoscimento, ha scritto l’esponente di Fratelli d’Italia, “è certamente importante e prestigioso ma non costituisce certamente una sorpresa quanto piuttosto una conferma di quanto è già evidente da tempo”.
Sulla stessa linea altri esponenti di Fratelli d’Italia. Abbiamo controllato – racconta Carlo Canepa su Pagella politica – e non è vero che Politico ha incoronato Meloni come la leader «più influente» del continente.

Il 28 novembre Politico Europe, l’edizione europea della testata giornalistica statunitense Politico, ha pubblicato la classifica per il 2024 delle persone considerate più influenti in Europa. Ogni anno Politico stila una lista con i nomi di coloro che guidano il dibattito politico e indirizzano le decisioni nel continente europeo. Come sottolinea la redazione, essere inseriti nella lista non equivale a ricevere un premio o un endorsement.
La testata giornalistica ha stilato la classifica con le 28 persone più influenti in Europa per il 2024. Al primo posto c’è il politico polacco Donald Tusk, non Meloni. La presidente del Consiglio è prima nella sezione dei Doers, che raggruppa le persone che detengono un potere esecutivo.
Secondo la nuova classifica di Politico, la persona più influente in Europa è Donald Tusk. Ex primo ministro della Polonia ed ex presidente del Consiglio europeo, a ottobre ha vinto le elezioni politiche nel suo Paese alla guida di una coalizione contro il Partito Diritto e Giustizia, al potere da otto anni. Tusk «è un briciolo di speranza per i centristi di tutto il continente, che hanno assistito con disperazione allo spostamento delle forze populiste dai margini al governo», ha scritto Politico.
Le restanti 27 persone nella classifica del quotidiano online sono state suddivise in tre categorie: i Doers, ossia coloro che hanno una qualche forma di potere esecutivo; i Disrupters, ossia coloro che si trovano nella posizione migliore per ribaltare una determinata situazione in modi inaspettati; e i Dreamers, ossia coloro che rappresentano un’idea che guida il dibattito pubblico in Europa.
Meloni si è classificata prima nella categoria dei Doers, davanti alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e al presidente francese Emmanuel Macron. Nel ritratto dedicato alla presidente del Consiglio italiana, Politico ha definito Meloni il “camaleonte politico per eccellenza”, elencando alcuni temi su cui la leader di Fratelli d’Italia ha cambiato idea rispetto al passato. Per esempio, quando era all’opposizione, Meloni aveva criticato le sanzioni contro la Russia di Vladimir Putin, mentre al governo ha sostenuto con forza il sostegno all’Ucraina. Tra i Doers ci sono altri politici che non guidano un Paese, come il leader laburista britannico Keir Starmer e la leader del Rassemblement national francese Marine Le Pen. E non ci sono solo politici: per esempio c’è anche Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato primo nella sezione dei Dreamers, mentre la presidente della Banca centrale russa Elvira Nabiullina è arrivata prima nella sezione dei Disrupters.
Secondo Raffaele Fitto e altri esponenti di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni è stata indicata da Politico come “il più influente leader d’Europa”. Abbiamo controllato e il ministro per gli Affari europei dovrebbe leggere meglio che cosa ha detto Politico.
La traduzione completa dell’articolo di Politico.eu su Giorgia Meloni dal titolo “Il Camaleonte”:
La Meloni si è mossa per attuare riforme costituzionali che rafforzerebbero in modo significativo i poteri del primo ministro. E continua a offrire molta carne rossa alla sua base di estrema destra: ha vietato i rave, ha inveito contro l’immigrazione, ha ordinato alle autorità locali di smettere di registrare le coppie omosessuali come genitori, ha criminalizzato la maternità surrogata e ha introdotto una serie di politiche che avrebbero dovuto migliorare la sorte delle donne a basso reddito (anche se ci sono dubbi sul fatto che si siano effettivamente ritorte contro).
Ma la Meloni, una fan sfegatata del “Signore degli Anelli” che, secondo quanto riferito, si definiva la “Draghetta di Undernet” nelle chat online quando aveva vent’anni, sembra aver subito una trasformazione nell’ultimo anno di potere.
 Mentre prima chiedeva che l’Italia abbandonasse l’euro e prendeva ripetutamente di mira “i burocrati di Bruxelles”, la Meloni di oggi sembra essere in buoni rapporti con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e ha persino lavorato a stretto contatto con lei e con il primo ministro olandese Mark Rutte per trovare un accordo sfortunato con la Tunisia per limitare le partenze dei migranti.
Si temeva che la Meloni avrebbe usato la sua premiership per indebolire l’accesso all’aborto. Ma mentre i membri della sua coalizione hanno redatto una legge che dà valore legale al feto fin dal concepimento (sollevando il timore che siano in arrivo ulteriori restrizioni), la Meloni non ha toccato la disposizione costituzionale che consente l’aborto entro 90 giorni a determinate condizioni.
Le sorprese più grandi sono arrivate in politica estera. Prima di diventare primo ministro, la Meloni sembrava essere un’altra delle compagne di estrema destra del presidente russo Vladimir Putin: si è opposta alle sanzioni contro Mosca dopo l’annessione illegale della Crimea nel 2014 e nel 2018 si è congratulata con Putin per la sua “rielezione”, dicendo che rappresentava “l’inequivocabile volontà del popolo russo”.
 Nel 2022, poco prima che Putin lanciasse la sua invasione su larga scala dell’Ucraina, Meloni ha dichiarato in un’intervista che l’Italia ha bisogno di “una pace laica con la Russia” e ha accusato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la cui amministrazione aveva lanciato avvertimenti urgenti sull’imminente offensiva, di “usare la politica estera per coprire i problemi che ha in casa”. Non c’è da stupirsi che l’ascesa al potere della Meloni abbia preoccupato la Casa Bianca.
 Eppure questi timori non si sono realizzati. La Meloni, il camaleonte politico per eccellenza, si è reinventata come una dura sostenitrice della Russia. Poco dopo l’invasione su larga scala, ha denunciato “l’inaccettabile atto di guerra su larga scala della Russia di Putin contro l’Ucraina”, per poi recarsi a Kiev all’inizio di quest’anno in segno di solidarietà. A maggio, in occasione del vertice del G7 in Giappone, la Meloni ha piacevolmente sorpreso i funzionari statunitensi per il suo desiderio di costruire una forte relazione con Biden; due mesi dopo, ha visitato la Casa Bianca, dove ha ricevuto un trattamento VIP completo.
 La trasformazione della Meloni in falco della sicurezza è stata completa quando ha deciso di ritirare l’Italia dalla Belt and Road Initiative cinese, dopo che il Paese era diventato l’unica nazione del G7 ad aderire al controverso programma nel 2019. Con l’Italia destinata ad assumere la presidenza del G7 a gennaio, l’inversione di rotta della Meloni ha suscitato sollievo da entrambe le sponde dell’Atlantico.
Tuttavia, non è andato tutto liscio come l’olio: All’inizio dell’anno, la 46enne ha subito un notevole imbarazzo dopo essere stata registrata mentre diceva a due burloni russi che si fingevano funzionari dell’Unione Africana che i leader europei sono “stanchi” della guerra in Ucraina. Detto questo, la Meloni non è certo il primo politico di alto profilo ad essere caduto nel tranello: Anche l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel e l’ex primo ministro britannico Boris Johnson sono stati ingannati.
Il prossimo anno elettorale sarà cruciale per Meloni, che è anche presidente dei Conservatori e Riformisti a livello europeo, una famiglia politica che comprende il partito nazionalista polacco Diritto e Giustizia e i Democratici di Svezia di estrema destra. Con gli elettori di tutta l’UE che si recheranno alle urne a giugno e con Fratelli d’Italia della Meloni che sembra più forte che mai, non è un segreto che il Partito Popolare Europeo di centro-destra abbia corteggiato il leader italiano, forse con l’obiettivo di un pareggio post-elettorale che potrebbe ridisegnare il panorama politico europeo.