Il giudice del Lavoro del tribunale di Palermo ha condannato il Comune di Bagheria, con sindaco il grillino Patrizio Cinque, all’applicazione del contratto di lavoro giornalistico in un ufficio stampa della pubblica amministrazione e al pagamento delle differenze retributive.
Negli uffici stampa pubblici va applicato il contratto di lavoro giornalistico. Lo certifica, una volta di più, il giudice del Lavoro del tribunale di Palermo, dott.ssa Paola Marino, che, accogliendo il ricorso di una collega, ha condannato il Comune di Bagheria al pagamento delle differenze retributive tra il Ccnl degli Enti locali e il Cnlg, riconoscendo alla giornalista la qualifica di redattore ordinario, oltre alle spese di lite.
Il Comune di Bagheria, che già versa i contributi previdenziali previsti all’Inpgi e a cui “va riconosciuto – scrive l’Assostampa Sicilia in una nota – di avere sempre considerato l’importanza dell’informazione pubblica, non si è appellato alla sentenza, riconoscendo il ruolo e le attività svolte dalla giornalista”.
Questa sentenza va ad aggiungersi alle altre (ex Province di Agrigento e Messina, Comune di Adrano, Asp di Ragusa), che in questi ultimi anni hanno determinato una ormai chiara giurisprudenza in favore dell’applicazione del contratto di lavoro giornalistico negli enti locali sottoposti al controllo della Regione, riconoscendo la piena validità dell’accordo, firmato nel 2007 dal sindacato regionale, con il quale sono stati definiti i profili professionali dei giornalisti che lavorano negli uffici stampa degli enti locali in Sicilia.
Soddisfatto il segretario regionale di Assostampa, Alberto Cicero: «Ancora un altro esempio dimostra che applicare il contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg ai giornalisti delle PA, così come affermato nell’ambito della contrattazione stipulata nel 2007 fra Regione Sicilia, Comuni, Province, Associazione Siciliana della Stampa e Federazione Nazionale Stampa Italiana, è legittimo. È, questa di Bagheria, un’altra sentenza che va in questa direzione e che dimostra che i burocrati, per sentirsi più sicuri, hanno bisogno delle sentenze dei giudici, anche lì ove vi sono norme che parlano chiaro».