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TEMPO DI ELEZIONI, CHI SARA’ IL PRESIDENTE?

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 I politici più navigati conoscono una regola semplice: “Le candidature prematuramente indicate sono destinate in breve tempo ad essere bruciate”.
Questa regola si applica anche al rettore dell’Università del Molise, Giovanni Cannata, il cui nome da qualche tempo, con troppa insistenza, veniva indicato da troppi politici e nelle ultime ore comincia a registrare i primi distinguo e i primi veti.

Forse queste persone credevano seriamente alla candidatura del rettore, forse il rettore stesso ci credeva e ci teneva, visto che nel 2013 termina il suo 18° anno di “regno”, dopo essere stato riconfermato per 6 volte di seguito in quello che è diventato un vero e proprio feudo e dove è tutto un fiorire di ricongiungimenti familiari.

Una lunga, vera e propria parentopoli come ha scritto con molta puntualità su “l’Espresso”, il giornalista, Riccardo Bocca, figlio del grande Giorgio.
Nel luglio del 1988, Valerio Barbieri da Campolattaro (BN), lascia la pompa di benzina dove lavorava e viene assunto come impiegato di quinto livello all’università, diventa uomo di fiducia del rettore e fa subito carriera, nel frattempo si laurea, sempre presso l’università del Molise, in discipline economiche e sociali e raggiunge i vertici della carriera e in organico, all’università, entra la moglie, il fratello della moglie, il cugino e pure la sua consorte.
Poi assunto è il figlio della responsabile segreteria tecnica, insieme al cognato con ovviamente anche la moglie.
E si può andare avanti ancora. Tutti assunti, a prescindere dalle competenze.

Poi c’è la proliferazione di contratti esterni che spazia dalla politica al giornalismo, dalla magistratura alla medicina. I professori a contratto, che si fregiano della casella di posta elettronica dell’università, costano all’ateneo 1 milione di euro all’anno e secondo l’ordinario di Chimica fisica, Andrea Ceglie: “Prendere a prestito docenti dall’esterno, dalle professioni, dalle arti e mestieri per attivare nuovi corsi, snatura l’insegnamento universitario” e “condanna l’istituzione a un declassamento inevitabile”.

Qualche tempo fa Ernesto Galli della Loggia a proposito dei guasti dell’università italiana ha scritto che è «venuta crescendo contemporaneamente una struttura inefficiente e sperperatrice (altissimo numero di fuori corso, smisurata percentuale di impiegati amministrativi rispetto al corpo docente), governata da una corporazione professorale volta quasi sempre ai propri esclusivi interessi (rettori in carica per decenni; moltiplicazione insulsa delle materie, dei corsi di laurea e delle sedi decentrate al solo scopo di moltiplicare i posti per i docenti)».

La “Grande guida all’università 2010-2011” del quotidiano “la Repubblica“, riserva a Unimol il nono posto sui nove atenei italiani che hanno meno di 10 mila iscritti.

L’università più pazza del mondo“, l’ha ribattezzata esagerando qualche studente, ma resta il dato che Unimol è soltanto “al quarantacinquesimo posto tra gli atenei virtuosi catalogati dall’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e ricerca)”.

L’università del Molise con quella di Perugia, con la Sapienza, il politecnico di Brescia e l’università di Cassino nel 2008 comperarono una parte di residence superlusso nel centro di New York, al civico 225, in Rector Place a Manhattan. Dodici “one bedroom” (per un totale di 36 posti letto) e 3 “studios” per un totale di 6 posti letto. Posti letto superconfortevoli per docenti, studenti e ricercatori alle prese con corsi di formazione e scambi culturali. Ma il costo dell’operazione e i criteri di gestione e assegnazione restano “top secret”.

Un’inchiesta del mensile “La voce delle voci”, pone l’università molisana all’ottavo posto nella black list ministeriale delle Università (36 in tutto) a rischio di collasso finanziario.

Poi c’è “il giocattolo”, come lo ha definito il presidente di Confcommercio, Paolo Spina, della facoltà di medicina che a noi contribuenti molisani, secondo previsioni ottimistiche, sarebbe costato due milioni di euro all’anno per le “spese di funzionamento”, a cui aggiungere un altro milione e 700 mila euro “una tantum” per l’adeguamento delle strutture del Polo Didattico, ubicato presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso. Un caso più unico che raro in Italia, dove una Regione, con soldi pubblici, si fa carico di “mantenere” una facoltà universitaria.

Secondo una ricerca del “Censis” tra le facoltà italiane di medicina, quelle dell’università del Molise, Foggia e Pisa occupano gli ultimi tre posti.

A parte tutto questo, se in Molise non siamo in grado di esprimere un rappresentante molisano, non sarebbe meglio pensare seriamente ad una macroregione con Abruzzo e Marche, anziché pensare ad un governatore non molisano?

mader